Somatizzare: cos’è la somatizzazione in Psicologia
Somatizzare significa manifestare con sintomi fisici i disturbi di natura psicologica, ovvero mostrare sul corpo qualcosa che nasce e ha causa nella nostra mente.
Ma perché ciò avviene?
Quali sono le possibili cause di ogni somatizzazione?
Scorri questo articolo.

In questo articolo parliamo di somatizzazione, il fenomeno psicosomatico che dà voce alle nostre emozioni e ai nostri disagi mediante il corpo. Approfondiamo insieme in che modo e perché questo accade e soprattutto quali potrebbero essere le cause e le cure della tua somatizzazione.
Io sono Anna Rossoni, Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Psicosomatica, e se alla fine di questo articolo avrai ancora qualche dubbio o domanda ti invito a inviarmela con un commento!
Cosa significa somatizzare?
Nel lavoro clinico, capita spesso di incontrare persone che lamentano dolori fisici persistenti, disturbi gastrointestinali, affaticamento cronico o altri sintomi corporei che non trovano una spiegazione medica chiara. In molti casi, questi segnali del corpo rappresentano qualcosa di più profondo: un messaggio che la psiche, non trovando altro canale espressivo, affida al corpo. È qui che entra in gioco il concetto di somatizzazione.
La somatizzazione è il processo attraverso il quale conflitti emotivi, stati di ansia, stress prolungato o vissuti psicologici non elaborati si manifestano attraverso sintomi fisici reali, senza che vi sia una causa organica sufficiente a spiegarli.
Non si tratta di “immaginarsi” il dolore, né di esagerare: i sintomi sono reali, concreti, spesso invalidanti, e meritano tutta la nostra attenzione. La somatizzazione ci ricorda quanto siano profondamente intrecciati mente e corpo, e quanto il nostro organismo possa diventare portavoce di ciò che a livello conscio facciamo fatica a sentire, riconoscere o esprimere.
Accogliere questa prospettiva non significa trascurare l’importanza della diagnosi medica, bensì ampliare lo sguardo: laddove il corpo parla, può essere utile ascoltare anche la voce delle emozioni.
Di questo si occupa una branca specifica della Medicina: la Psicosomatica.
Perché il corpo inizia a somatizzare?
La Psicosomatica e il meccanismo della somatizzazione
Forse non lo sai, ma il meccanismo della somatizzazione è più vicino a te di quanto tu possa credere.
Ogni emozione infatti ha una sua modalità di esprimersi anche a livello fisico e sono certa che hai sperimentato il loro linguaggio più volte, in maniera del tutto consapevole.
Le cosiddette “farfalle nello stomaco” prima di un incontro importante, il nodo in gola quando tratteniamo un pianto, o il peso sul petto durante un litigio…sono tutti esempi di come la sfera psicologica sia in qualche modo integrata con la dimensione somatica del corpo.

Appunto, Psico-somatica da “psiche” e “soma”, ovvero mente e corpo.
Quando viviamo un’emozione intensa (come ansia, paura, tristezza, rabbia o anche una forte eccitazione) il nostro cervello attiva una serie di risposte neurofisiologiche automatiche. Questo accade in una frazione di secondo, e coinvolge sistemi altamente specializzati:
- Il sistema limbico, che è la “centralina emotiva” del cervello, registra l’emozione;
- L’ipotalamo e la corteccia prefrontale elaborano il significato della situazione;
- Il sistema nervoso autonomo (in particolare il ramo simpatico) risponde attivando il corpo: battito accelerato, tensione muscolare, cambiamento nella digestione, nella respirazione, e altro ancora.
Non sempre però le emozioni si manifestano a noi in maniera consapevole, spesso infatti non le ascoltiamo a dovere o, al contrario, cerchiamo di reprimerle o silenziarle.
In questi casi il corpo prova lo stesso a “parlare”, e lo fa attraverso sintomi ripetuti e invalidanti, segnali che qualcosa “non va”.
In altre parole, il nostro sistema psicofisico, per natura integrato, cerca comunque di esprimere ciò che altrimenti resterebbe inespresso. E lo fa attraverso il linguaggio del corpo.
È qui che entra in gioco il processo psicosomatico vero e proprio: il corpo diventa il luogo di espressione dell’emotività inespressa.
Dove possiamo somatizzare e le possibili cause
Ogni emozione che non trova spazio per essere sentita, compresa o espressa, può cercare un’altra via per emergere. E spesso quella via è il corpo.
Ma come ci “parla” il corpo e di quale “voce” si serve? Gli organi.
Il corpo ci parla attraverso i suoi organi, trasformandoli in veri strumenti di comunicazione. I disturbi psicosomatici diventano così segnali, campanelli d’allarme che esprimono un disagio emotivo ancora inascoltato.
In questo capitolo vedremo come ogni organo possa diventare la “voce” di un’emozione, aiutandoci a riconoscere e comprendere ciò che, dentro di noi, chiede attenzione.
I sintomi psicosomatici
Vediamo ora insieme le principali tipologie di somatizzazione, i distretti corporei coinvolti e le cause psico-emotive più comuni.
Ansia e stress sono tra i principali fattori scatenanti di sintomi psicosomatici. Quando il nostro organismo percepisce una minaccia, reale o simbolica, si attiva come se dovesse affrontare un pericolo immediato. Questo provoca:
- Cefalee e mal di testa tensivi
- Tachicardia, fitte al petto, sudorazione
- Disturbi del sonno o insonnia
- Irritabilità, stanchezza cronica, tensione muscolare
Nel tempo, queste reazioni acute possono cronicizzarsi e generare disturbi che coinvolgono più apparati, rendendo il corpo un vero campo di battaglia tra ciò che sentiamo e ciò che non riusciamo ad affrontare.
La pelle: specchio delle emozioni
La pelle è l’organo che ci mette in relazione con il mondo esterno, e per questo è spesso teatro visibile delle emozioni somatizzate. Interagendo con il sistema nervoso e immunitario, può reagire a stimoli psichici con:
- Rossori e pallori improvvisi
- Dermatiti, orticarie, pruriti
- Psoriasi o eczema in fasi di forte stress
Le possibili cause di una somatizzazione a livello cutaneo sono quindi conflitti tra il nostro mondo interiore e ciò che viviamo all’esterno, minacce come vergogna, imbarazzo, rabbia trattenuta o senso di invasione, potrebbero mettere in stato di “stress” la nostra barriera della pelle.
L’intestino: il nostro secondo cervello
L’intestino è particolarmente sensibile agli stati emotivi e rappresenta uno degli organi più frequentemente coinvolti nella somatizzazione. Le emozioni non digerite si trasformano in veri e propri disagi fisici:
- Colon irritabile
- Gonfiore, crampi, diarrea o stitichezza
- Coliti nervose, nausea, reflusso
- Dolore addominale senza cause organiche
Ansia e stress prolungato, tensioni relazionali e situazioni non affrontate possono facilmente trovare espressione attraverso l’intestino, un organo molto intelligente in grado di “sentire” le emozioni prima che ne prendiamo davvero coscienza.
Lo stomaco: sede delle emozioni trattenute
Lo stomaco è uno degli organi che più risente della rabbia repressa, della frustrazione e del senso di impotenza. Quando questi vissuti restano sotto traccia, il corpo li trasforma in:
- Bruciori di stomaco
- Digestione lenta
- Gastrite e ulcere
- Nausea e pesantezza post-prandiale
Qui il sintomo diventa il tentativo del corpo di “espellere” ciò che la psiche non riesce ad accogliere o trasformare.
Il cuore e l’apparato cardiocircolatorio
Il cuore, simbolo universale dell’affettività, è profondamente connesso alla sfera emotiva. Le somatizzazioni legate a quest’area potrebbero essere:
- Palpitazioni, tachicardia, senso di oppressione al petto
- Aritmie senza causa organica
- Ipertensione emotiva
- Crisi d’ansia con manifestazioni cardiache
Quando le emozioni “pesano sul cuore”, il corpo lo segnala in modo diretto e impattante, spesso spingendo la persona a fermarsi, ad ascoltarsi, a ridimensionare ciò che porta sulle spalle.
Polmoni
Il respiro è strettamente legato alle emozioni e lo stress può manifestarsi sotto forma di difficoltà respiratorie. Il sistema respiratorio può somatizzare emozioni come la paura o l’ansia, con sintomi quali:
- Asma bronchiale
- Iperventilazione e dispnea

Il respiro affannoso, quindi, non è solo il segno di una difficoltà fisica, ma spesso è anche il risultato di un disagio psicologico che ci pesa sul petto e che il corpo tenta di esprimere.
Il sistema immunitario
Il sistema immunitario è strettamente legato allo stress psicologico. Quando il corpo è sotto pressione, il sistema immunitario diventa più vulnerabile, esponendoci a infezioni e malattie. Tra i disturbi più comuni troviamo:
- Herpes simplex e herpes zoster
Lo stress emotivo può quindi compromettere la capacità del corpo di difendersi da virus e infezioni, rendendo il corpo più suscettibile alle malattie.
Il sistema uro-genitale
Il sistema uro-genitale è un altro importante campo dove la somatizzazione trova espressione. Le difficoltà emotive legate alla sfera sessuale, alla gestione dello stress o alla tensione psicologica possono manifestarsi in vari modi, tra cui:
- Dolori mestruali
- Impotenza ed eiaculazione precoce
- Anorgasmia
- Enuresi (incontinenza urinaria)

Le problematiche nel sistema uro-genitale sono quindi frequentemente collegate a sottopressioni emotive, ansie, paure o problemi relazionali, che prendono voce nella dimensione più intima del corpo.
Esiste un disturbo da somatizzazione?
I disturbi somatoformi
In alcune persone, il corpo diventa un canale abituale per esprimere il disagio emotivo. Quando i sintomi fisici persistono nel tempo, si moltiplicano o compromettono la qualità della vita, siamo di fronte a qualcosa di più di un semplice episodio psicosomatico: parliamo di disturbo da somatizzazione noti anche come disturbi somatoformi.
Secondo i criteri diagnostici internazionali (DSM-5), un disturbo da somatizzazione si configura quando:
- I sintomi fisici persistono nel tempo (in genere per anni), spesso sin dall’adolescenza o dalla prima età adulta.
- Sono presenti più aree corporee coinvolte: dolori muscolari, sintomi gastrointestinali, disfunzioni sessuali, alterazioni neurologiche o della sensibilità.
- Il disagio provocato è tale da interferire significativamente con il funzionamento quotidiano, sociale, lavorativo o relazionale.
- La persona si mostra molto preoccupata per i propri sintomi, con ansia costante per la salute, richieste di visite e accertamenti continui, talvolta con vissuti di frustrazione per l’assenza di diagnosi chiare.
È importante sottolineare che non si tratta di sintomi immaginari: il dolore o il malessere percepito è reale, anche se la sua origine è psicologica e non organica. Proprio per questo, spesso i disturbi da somatizzazione possono essere confusi con patologie fisiche croniche, ritardando un intervento psicologico mirato.
Tra i più comuni troviamo:
- Stanchezza cronica: una spossatezza costante che non migliora con il riposo
- Dolore cronico diffuso, come nella fibromialgia, spesso associato a vissuti di ansia, frustrazione e incomprensione
- Cefalea tensiva: mal di testa costanti, spesso legati a tensioni emotive prolungate.
- Disturbi gastrointestinali funzionali, come il colon irritabile
- Dermatiti e reazioni cutanee di origine psicosomatica, resistenti alle cure dermatologiche tradizionali
Quanto può durare una somatizzazione?
Ogni somatizzazione ha una durata variabile che può oscillare da qualche giorno a due-tre mesi, fino a somatizzazioni croniche da cui è difficile liberarsi.
La durata dipende da tanti fattori: dal tempo di superamento della causa psicosomatica alla base, dalle cure del sintomo e dalla loro efficacia.
Come curare la somatizzazione in 3 passi
Quando si somatizza, il corpo parla. Ma curare solo il corpo non basta.
Un antidolorifico può placare la cefalea, una pomata può calmare una dermatite, un farmaco può rilassare lo stomaco. Tuttavia, se la causa originaria non viene affrontata il sintomo è destinato a ripresentarsi, magari sotto forme diverse, o a cronicizzarsi nel tempo.
- Escludere cause mediche
Il corpo va sempre ascoltato con rispetto. Quando si manifesta un sintomo fisico ricorrente, il primo passo è rivolgersi al medico di base o a uno specialista, per escludere eventuali patologie organiche.
Non si tratta di negare la componente psicologica, ma di prenderci cura del nostro corpo nella sua interezza. Solo dopo aver escluso cause mediche concrete, possiamo iniziare a considerare la possibilità che quel dolore sia il modo in cui la nostra psiche sta cercando di esprimersi.
- Accogliere l’ipotesi psicosomatica
Una volta escluse cause cliniche evidenti, è utile porsi una domanda semplice ma potente:
“Cosa sta cercando di dirmi il mio corpo?”
Molti disturbi psicosomatici, dalla cefalea tensiva ai disturbi intestinali, dai problemi cutanei all’insonnia, possono rappresentare emozioni trattenute, stress ignorato, conflitti interiori irrisolti.
Accogliere questa possibilità non significa che “è tutto nella testa”, ma che esiste un collegamento profondo tra mente e corpo, e che il corpo può diventare un canale prezioso per portare alla luce ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto.
- Iniziare un percorso di terapia
Quando il disagio è profondo o ricorrente, chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità e amore verso sé stessi.
Un percorso psicoterapeutico permette di:
- ricostruire il significato emotivo dei sintomi
- esplorare le radici del disagio psichico
- apprendere nuovi modi per esprimere e regolare le emozioni
- uscire da schemi automatici e relazioni disfunzionali
Il terapeuta non “cura” nel senso tradizionale, ma accompagna. Offre uno spazio sicuro e non giudicante, dove il corpo può finalmente smettere di gridare, perché c’è qualcuno disposto ad ascoltare anche ciò che non è stato detto.
Il corpo si rilassa quando sente che può affidarsi a una mente accogliente, non giudicante.
E il sintomo, allora, può finalmente diventare un’occasione di consapevolezza, e non più una condanna.