Come migliorare la comunicazione con l’altro
Comunicare con gli altri non è un semplice scambio di parole. La comunicazione è il primo strumento di cui disponiamo per farci conoscere e conoscere gli altri, per aprirci e per confrontarci. Comunichiamo tutti i giorni e la forma più diretta di relazione è il dialogo.
Non sempre, però, siamo in grado di comunicare il nostro punto di vista, e ancora più raramente riusciamo ad ascoltare davvero quello altrui.
La comunicazione parte dalle parole
Parole, quante parole, un universo di parole. Ogni giorno ogni ora, ogni minuto diciamo e sentiamo parole. Accendo la televisione e sento parole, alzo il volume dello stereo ed escono parole, anche nel silenzio, mentre penso, percepisco il ronzio interno delle parole. Parole sui muri, nei giornali, parole sui cartelli pubblicitari, libri di parole… parole, ovunque parole…
Possiamo migliorare la comunicazione con l’altro soffermandoci sulla prima lezione: “Le parole sono pallottole” e per questo dovrebbero essere dosate e utilizzate strategicamente.
Attraverso la comunicazione verbale, infatti, rischiamo di ferire o attaccare ma allo stesso tempo possiamo muovere il punto di vista di un altro individuo, condurlo anche ad accettare cose che mai sarebbe stato disposto ad accogliere.
Quali sono le caratteristiche di una comunicazione convincente? Come usare le parole?
Come posso accompagnare il mio interlocutore ad ascoltare ed accettare il mio punto di vista?
Comunicare con gli altri: ecco cosa evitare
Comunicare cercando di convincere una persona circa l’irragionevolezza delle sue argomentazioni è sicuramente il modo più veloce per portarla a difenderle ad oltranza, irrigidendosi sulla sua posizione.
È quello che spesso succede con il nostro partner o con i nostri figli nel momento in cui pretendiamo prepotentemente da loro un cambiamento nelle idee o nelle azioni attraverso un’insistente presa di posizione, causa d’altra parte di una resistenza al cambiamento stesso.
Succede di rado che attraverso la formula verbale del ‘tu hai torto ed io ho ragione’ si riesca a convincere; difficilmente si è disposti ad accettare ed ammettere di aver sbagliato, al contrario ci sarà più naturale riconoscere di avere fatto o pensato bene ma di poter fare o pensare ancora meglio.
L’arte della persuasione sta nel saper “aggiungere”, non nel togliere, per dirottare la prospettiva della persona nella direzione voluta.
Giorgio Nardone nel suo libro “correggimi se sbaglio” individua quattro ingredienti principali di un dialogo strategico, ossia di un dialogo capace di trasformare “i disaccordi in accordi, i possibili conflitti in alleanze”: uno di questi è evocare sensazioni. Un messaggio per avere un effetto, oserei dire magico, dovrebbe riuscire a provocare delle emozioni in chi lo riceve.
Come diceva Tommaso d’Aquino infatti ‘non c’è cosa nell’intelletto che prima non passi per i sensi’ e se un messaggio è in grado di suscitare un brivido sulla pelle sicuramente sarà molto più efficace di una fredda spiegazione e avrà maggiore probabilità di colpire nel segno.
Una delle cose che mi sento dire più spesso dai miei pazienti è che vorrebbero migliorare la loro comunicazione con il marito, i figli, la fidanzata, con gli amici, con qualcuno di significativo. Quasi tutti vorrebbero comunicare meglio ma non molti sanno come comunicare davvero in modo favorevole: vediamo insieme alcuni consigli concreti.
Come migliorare la comunicazione con gli altri
10 consigli pratici per comunicare con gli altri
- Innanzitutto è necessario provare a capire l’altra persona, prima di sperare che sia lei a comprendere noi.
Per capire ciò che l’altro sta dicendo, ipotizza che abbia ragione e sposta il punto di vista sulla sua prospettiva, chiedendo di aiutarti a vedere ciò e come lo vede lei. Impegnati ad ascoltare realmente l’altro quando si rivolge a te. Evita di pensare a come rispondere, e sfrutta tutta la tua attenzione dedicandola a ciò che ti sta dicendo.
- L’Importanza di saper ascoltare.
Nelle dinamiche sociali il fenomeno del “non ascolto” è un problema: il rapporto tra genitori e figli, e viceversa, medico/paziente, coppia… noi non regaliamo realmente il nostro tempo agli altri: mentre parlano siamo sempre alla ricerca di conferme sulle nostre idee e ipotesi. Nella situazione ideale dovresti ascoltare 4 minuti su 5, e replicare o rispondere solo per il restante minuto.
- Mai interrompere chi sta parlando per esporre la propria idea. Evita di interrompere il tuo interlocutore e lascialo concludere, solo dopo che ha finito di parlare, è arrivato il tuo turno per rispondere. Ma prima di aprire bocca regalagli ancora del tempo, una manciata di secondi in silenzio per dargli la possibilità di poter aggiungere, correggere o migliorare ciò che ha prima detto, concedigli spazio e calma per concludere senza incalzare.
- Usa l’ascolto attivo. Per ascolto attivo si intende non semplicemente udire quello che l’altro sta dicendo e partecipare attivamente e propositivamente al dialogo, bensì l’ascoltatore attivo è colui che innanzitutto si focalizza anche sulle emozioni presenti dietro alle parole dell’altro.
- Ascolta e dialoga con le emozioni. Per cogliere le emozioni dell’altro, poniti prima in dialogo con le tue. Cosa provi interiormente mentre l’altro ti parla, quando discutete? Cosa invece percepisci che l’altro senta quando tocca a lui ascoltare te? Allenati e prova con interesse a riconoscere sempre di più queste emozioni, gli stati d’animo, prova a fermarti, e con calma dai un nome alle emozioni che provi durante il giorno. Questo ti permetterà di riconoscerle con semplicità e immediatezza anche negli altri. Ascolta te stesso per ascoltare meglio gli altri.
- Domanda al posto che proporre. Invece che esporre la tua idea e quindi affermare te stesso, chiedi un’opinione, cerca conferma: inizia col domandare piuttosto che col proporre…cosa ne pensi? Il desiderio e lo scopo della conversazione, del dialogo è congiunzione non opposizione.
- Chiedi e verifica piuttosto che sentenziare. Soffermati anche sul punto di vista altrui, chiedi conferma sulle risposte appena ricevute in seguito alle domande proposte; non si tratta semplicemente di verificare ciò che si è ascoltato, bensì di ancorare quanto concordato, di fissarlo, chiarirlo e pattuirlo.
- Evoca piuttosto che spiegare: “saper toccare le corde emotive dell’interlocutore ancora prima di influenzare le sue capacità cognitive”. Se consideriamo che prima attraverso i sensi percepiamo e, solo dopo, con l’attività cognitiva comprendiamo, per far sì che i conflitti, gli attriti o i disaccordi vengano trasformati in accordi, occorre che il nostro partner percepisca il desiderio, non soltanto a livello razionale, di instaurare una relazione basata sulla fiducia e sulla collaborazione, sul dialogo.
- Agisci piuttosto che pensare: per ottenere come risultato un cambiamento reale è indispensabile non solo capire ma anche essere in grado di agire in maniera diversa. Se successivamente ad un punto di incontro con l’altro (raggiunto col dialogo) seguono una serie di azioni concordate assieme, è molto più probabile che il progetto comune diventi realtà.
- Mettiamo il cuore in quel che diciamo.
La valore delle parole e delle idee di entrambi, se unito alla capacità di riconoscere e accogliere la realtà dell’altro, considerandola ma soprattutto accettandola diversa dalla nostra, senza sentire la necessità di doverla contraddire proprio a causa della sua diversità, sono gli ingredienti, le costanti essenziali per una comunicazione efficace grazie alla quale è possibile produrre cambiamenti concreti.
“L’arte del dialogo non è solo una tecnica per comunicare efficacemente, ma è anche e soprattutto una maniera di migliorare se stessi e il mondo che ci circonda”
Bibliografia:
Nardone G., Correggimi se sbaglio, Ponte alle Grazie, Milano, 2005