Procrastinazione: significato psicologico e come smettere
Procrastinazione: cos’è e significato
La procrastinazione è l’abitudine di rimandare o sostituire ripetutamente attività prioritarie o importanti, con piaceri o compiti meno impegnativi. In breve, procrastinare è preferire il piacere al dovere, il comfort al rischio.
Ma perché lo facciamo? E come smettere?

Se ti senti in colpa per tutte le sveglie che rimandi senza alzarti, insoddisfatto/a per i tanti obiettivi che sono rimasti sogni nel cassetto o bloccato/a in una situazione mai davvero affrontata, qui puoi trovare strumenti e consigli per smettere ora, non dopo.
Ecco il vero significato della procrastinazione, cosa può averla causata ma soprattutto come superarla definitivamente.
Cosa significa Procrastinazione?
La definizione del dizionario e il significato in Psicologia
Nel dizionario Treccani, la definizione per la parola “procrastinazione” è:
“Quel piccolo intervallo che intercorre tra il momento in cui pensiamo di affrontare una determinata incombenza e quello in cui, dopo qualche esitazione, decidiamo di rinunciare e rimandare ad un altro momento.”
In breve, la procrastinazione è l’atto di rimandare intenzionalmente un compito o un’azione, spesso a favore di attività meno urgenti ma più gratificanti o facili da svolgere.
Se guardiamo l’etimologia della parola, il termine deriva dal latino “procrastinatio”, composto da pro (“avanti, a favore di”) e crastinus (“di domani”). Letteralmente, procrastinazione significa “rimandare a domani” e il verbo corrispondente, “procrastinare”, ha il significato di rinvio o indugio nell’affrontare un impegno.
In Psicologia, il significato dell’atto di procrastinare dice qualcosa in più: procrastinare non significa solo rimandare, posporre, ma può voler dire anche temere, evitare, scappare o bloccarsi.
Un compito nuovo, una situazione complicata, un dovere faticoso o che spaventa: possono essere tante le attività che procrastiniamo e altrettanti i motivi che ci spingono a farlo.
Vediamoli tutti, e vediamo perché sembra così difficile smettere.
Il meccanismo della procrastinazione
Perché è difficile smettere?
Ecco spiegato dalla Psicologia il meccanismo dietro alla procrastinazione che la rende un’abitudine difficile da estirpare e un circolo vizioso che si autoalimenta ogni volta.
Tutto può iniziare con una sensazione di disagio legata a un compito percepito come difficile, noioso o stressante e può trasformarsi nel meccanismo psicologico dell’evitamento e della gratificazione immediata.
Il cervello, per proteggersi dalle emozioni negative, cerca un sollievo immediato, deviando l’attenzione verso attività più semplici e gratificanti, come guardare i social, riordinare lo spazio di lavoro o persino iniziare altri compiti meno urgenti.

Questa momentanea fuga genera un senso di sollievo, rafforzando il comportamento di procrastinazione.

Tuttavia, con il passare del tempo, il compito rimandato non solo rimane lì, ma cresce in peso emotivo: subentrano ansia, senso di colpa e autosvalutazione. Più aumenta la pressione, più la mente si blocca, alimentando la paura del fallimento e rendendo ancora più difficile iniziare.
Questo meccanismo ripetuto crea un’abitudine inconscia, una risposta automatica che trasforma la procrastinazione in uno stile di gestione del tempo altamente disfunzionale.
Sbloccare questo schema richiede non solo forza di volontà, ma una strategia mirata per interrompere il ciclo e riconfigurare il nostro rapporto con il dovere e il senso di appagamento.
Le cause della procrastinazione
Perché lo facciamo?
La procrastinazione non è semplicemente una cattiva abitudine, ma il risultato di una serie di meccanismi mentali ed emotivi che ci portano a rimandare, spesso contro la nostra stessa volontà. Ogni volta che procrastiniamo, non lo facciamo a caso: dietro questo comportamento si nascondono cause profonde legate alla percezione del compito, alle emozioni che ci suscita e alle strategie inconsce con cui cerchiamo di evitarlo.
Ciò che facciamo non ci piace
Se un’attività ci annoia, ci sembra inutile o lontana dai nostri interessi, il cervello la percepisce come un “peso” e cerca di evitarla. È un meccanismo naturale: siamo più propensi a fare ciò che ci stimola e ci diverte rispetto a un compito che troviamo ripetitivo o privo di significato. Ad esempio, compilare documenti amministrativi o rispondere a email lunghe e noiose spesso viene rimandato in favore di attività più piacevoli o coinvolgenti.
Ciò che facciamo è impegnativo
Quando un compito ci sembra difficile o richiede un grande sforzo mentale, il nostro cervello può attivare un meccanismo di evitamento. Più un’attività appare complessa, più tendiamo a rimandarla, aspettando il “momento giusto” in cui ci sentiremo più pronti, più riposati o più motivati. In realtà, quel momento spesso non arriva mai e il compito continua ad accumularsi, aumentando la nostra ansia.
Ciò che facciamo ci fa paura
La paura è una delle cause più profonde della procrastinazione. Paura di fallire, di non essere all’altezza, di non soddisfare le aspettative altrui o persino paura di riuscire troppo bene e poi dover mantenere quello standard. Questa paura può diventare paralizzante e spingerci a rimandare indefinitamente un’azione, anche quando sappiamo che dovremmo affrontarla.
Alcune forme specifiche di paura che portano alla procrastinazione includono:
- Paura del fallimento: il timore di non riuscire ci blocca, facendoci rimandare all’infinito. In questo modo, ci evitiamo la possibilità di sbagliare… ma anche quella di riuscire.
- Paura del successo: sembra strano, ma alcune persone evitano di ottenere risultati eccellenti per non dover sostenere poi aspettative troppo alte da parte degli altri.
- Paura delle conseguenze: ogni decisione porta con sé una responsabilità. Se affrontiamo una situazione difficile (un chiarimento, una tensione, un litigio) sappiamo che ci saranno delle conseguenze. Rimandare ci illude di poterle evitare.
- Paura del nuovo: anche il nuovo può spaventare. Un compito mai fatto, un ruolo diverso o un nuovo lavoro con maggiore responsabilità possono mettere in crisi le nostre certezze e la nostra tranquillità di agire.
È più facile procrastinare che iniziare
Più procrastiniamo, più diventa difficile interrompere il ciclo. Non solo ogni volta l’apparente sensazione positiva rafforza il comportamento rendendolo un’abitudine sempre più difficile da spezzare, ma rende più complicato invertire la rotta soprattutto se fino a quel momento ci siamo detti (o abbiamo detto ad altri) scuse o bugie per giustificare le nostre azioni.
I diversi tipi di procrastinazione e procrastinatore
Esistono diversi tipi di procrastinazione, così come sono diverse le motivazioni che spingono a farlo e gli “identikit” del procrastinatore.
Qui te ne propongo alcuni così che tu possa riconoscere le dinamiche interne che portano a rimandare e, di conseguenza, ad adottare la migliore strategia per superarle.
Se ti riconosci in uno di questi profili, non temere anzi, te lo auguro!
Sapere è potere, e capire il tuo meccanismo di rinvio è il primo passo per spezzarlo.

Sei un procrastinatore che evita?
“Lo faccio dopo… adesso non sono nel mood.”
Questo tipo di procrastinatore evita attivamente ciò che lo mette a disagio. Rimandare non è solo pigrizia, ma un vero e proprio meccanismo di difesa. L’idea di affrontare una situazione potenzialmente frustrante o stressante lo paralizza, quindi rimanda, sperando (illudendosi) che il problema si risolva da solo.
La paura sottostante potrebbe essere la paura di fallire, di essere giudicato, di sentirsi inadeguato. L’ansia si accumula e più passa il tempo, più il compito diventa un mostro gigante che sembra impossibile da affrontare.
Sei un procrastinatore perfezionista?
“Se non è perfetto, non ha senso iniziare.”
Il perfezionista rimanda perché è ossessionato dall’idea di fare tutto in maniera impeccabile. Per lui non esistono mezze misure: o tutto, o niente. Ogni minimo errore lo terrorizza e, pur di evitare di sentirsi “non all’altezza”, preferisce non agire affatto.
La paura sottostante è la paura del fallimento, ma anche del successo (e delle aspettative che ne derivano). L’ansia di prestazione è così alta che, paradossalmente, finisce per bloccarlo.
Sei un procrastinatore che non sa organizzarsi?
“Appena mi libero un po’, mi ci metto.”
Questa persona non procrastina per paura, ma per una gestione del tempo inefficace. Crede di poter fare tutto, ma poi si perde tra mille impegni e rimanda continuamente ciò che non ha scadenze immediate. Quando si accorge di essere in ritardo, entra nel panico.
Sei un procrastinatore che ha paura di partire?
“Ho un’idea incredibile, devo solo iniziare…”
Questo procrastinatore è pieno di idee e progetti, ma ha difficoltà a concretizzarli. Ama la fase di pianificazione e ricerca, ma quando arriva il momento di fare il primo passo, perde l’entusiasmo o si blocca.
La paura sottostante è la paura di fallire, ma anche di impegnarsi seriamente. A volte il sogno è più bello della realtà, e metterlo alla prova potrebbe significare scoprire che non è fattibile.
Sei un procrastinatore che si ribella?
“Mi hai chiesto di farlo? Ok, ma lo farò con i miei tempi.”
Questo tipo di procrastinatore rimanda per ribellione. Magari odia il suo capo, il suo professore o il partner che gli chiede di fare qualcosa. Non dice di no apertamente, ma attraverso la procrastinazione manifesta la sua frustrazione o opposizione.
La ragione potrebbe essere un senso di rabbia repressa o un bisogno di controllo. Non procrastina perché ha paura, ma perché vuole dimostrare che nessuno può imporgli cosa fare.
Sei un procrastinatore che non sa dire di no?
“Posso fare tutto da solo, tranquillo.”
Si butta in mille progetti, prende mille impegni, e poi si accorge di aver esagerato. A un certo punto, sopraffatto dalla pressione, si blocca e molla tutto. Il suo problema principale è che non riesce a gestire le priorità e accumula troppi compiti contemporaneamente.
La paura potrebbe essere quella di non essere abbastanza. Si sente in dovere di fare tanto per dimostrare il suo valore, ma poi crolla sotto il peso delle aspettative.
Sei un procrastinatore che mette il piacere prima del dovere?
“Perché dovrei fare qualcosa che non mi piace?”
Il procrastinatore edonista sceglie sempre il piacere immediato. Se c’è qualcosa di più divertente o rilassante da fare, la sceglierà senza esitazione, lasciando il resto per “dopo” (che spesso non arriva mai).
La causa potrebbe essere disinteresse e bassa motivazione. Non è necessariamente ansioso, ma ha difficoltà a trovare il valore in ciò che dovrebbe fare (o non ha ancora trovato la propria strada)
Le conseguenze della procrastinazione: perché ci fa stare male?
Rimandare può sembrare una soluzione facile e indolore, ma a lungo andare diventa una trappola psicologica. Ogni volta che procrastiniamo, ci concediamo un sollievo momentaneo che, però, si trasforma presto in qualcosa di più grande. Il peso dell’impegno lasciato in sospeso continua a tormentare la nostra mente, anche quando cerchiamo di distrarci con altre attività.
Ecco quali sono le conseguenze più immediate della procrastinazione:
- ansia
- senso di colpa
- senso di insoddisfazione
- senso di inadeguatezza
Proprio come una palla di neve che rotolando aumenta le proprie dimensioni, con il passare del tempo il circolo vizioso di questa cattiva abitudine può sfociare in conseguenze emotive più complesse, in grado di diventare un potente limite per la nostra vita.
Le conseguenze a lungo termine della procrastinazione possono essere:
- perdita di autostima
- sfiducia in se stessi
- perdita di motivazione e ambizione
- stress
- fobie
- sintomi fisici come tensioni muscolari, emicranie o disturbi del sonno
Non voglio spaventarti, ma solamente farti toccare con mano che procrastinare non è un risparmio di tempo, ma una trappola all’inizio seducente e poi preoccupante. Il rischio, se questo schema diventa abituale, è trasformarsi in procrastinatori cronici, con effetti negativi non solo sul benessere personale, ma anche sulla qualità della nostra vita e delle nostre relazioni.
Come smettere di procrastinare e iniziare ad agire (ora e non dopo!)
Rimedi per ogni tipologia di procrastinazione
Arrivati a questo punto, spero di averti passato con energia che ogni tipologia di procrastinatore si comporta così a causa di un vissuto del tutto personale, che lo porta a dover affrontare paure e vulnerabilità specifiche prima di riuscire a smettere di rimandare.
- Per esempio, il procrastinatore che lo fa per evitare qualcosa, forse ha bisogno di affrontare la situazione da cui sta scappando, lavorando su come gestire meglio le sue paure e ansie. Un approccio terapeutico potrebbe aiutarlo a ridurre la paura del fallimento e a sviluppare maggiore fiducia nell’affrontare compiti difficili.
- Il “procrastinatore disorganizzato” dovrebbe dedicare la sua attenzione alla pianificazione, piuttosto che a rincorrere e “mettere le pezze” ai suoi ritardi. Imparare a stabilire priorità, a utilizzare strumenti come agende o app di gestione del tempo, potrebbe aiutarlo a dare ordine alla sua giornata e a rispettare le scadenze senza panico.
- Il “tipo passivo-aggressivo” potrebbe trarre beneficio dall’assertività, imparando ad ascoltare e a rispondere, comunicando a parole, non a ripicche. L’acquisizione di abilità comunicative più dirette e il saper esprimere le proprie emozioni senza timore di essere giudicati potrebbe liberarlo dalla trappola della procrastinazione.
- Il “procrastinatore perfezionista”, invece, potrebbe imparare ad accettare che il “buono” è spesso sufficiente e che non tutto deve essere perfetto. L’approccio di smettere di temere l’imperfezione e dare più spazio all’azione piuttosto che alla riflessione è fondamentale. La consapevolezza che fare qualcosa è meglio che non fare nulla potrebbe essere la chiave per superare l’ansia legata alla performance.
- Il “procrastinatore sognatore” dovrebbe imparare a concretizzare le sue idee invece di rimanere intrappolato nella fase di pianificazione. Impostare obiettivi chiari e azionabili, e accettare che non tutte le idee devono essere perfette per iniziare, lo aiuterà a fare il primo passo verso la realizzazione dei suoi progetti.
- Il “procrastinatore tutto-o-niente”, infine, ha bisogno di lavorare sulla gestione delle aspettative e delle priorità. Scomporre i grandi progetti in piccoli passi, concedendosi il tempo di affrontarli senza la pressione di dover fare tutto in una volta, può essere il segreto per evitare il blocco e portare a termine ciò che ha iniziato. La flessibilità mentale è essenziale per non sentirsi sopraffatti.
- Il “procrastinatore edonista” dovrebbe imparare a dare valore agli impegni necessari, trovando un equilibrio tra piacere e responsabilità. Stabilire una routine che includa momenti di relax senza rinunciare agli obiettivi di lungo termine potrebbe aiutarlo a ridurre la procrastinazione legata al desiderio di evitare compiti percepiti come noiosi.
Vediamo insieme da dove iniziare.
Parti da queste 10 piccole abitudini concrete
- Chiediti: Perché lo faccio? Di cosa ho paura?
- Rispondi con sincerità
- Dai un nome alle tue paure
- Scomponi i compiti grandi in piccoli
- Visualizzati dopo aver completato il compito
- Comunica a qualcuno i tuoi compiti (Metodo di Ulisse)
- Imposta un timer e pianifica pause regolari (Tecnica del Pomodoro)
- Metti il cellulare in silenzioso
- Conta da 0 a 3 e inizia senza pensarci troppo
- Ripetiti che è “meglio fatto che perfetto”

Smettere di procrastinare con la psicologia
Questi semplici consigli sono azioni subito attuabili, che richiedono uno sforzo minimo ma che, proprio come il meccanismo della procrastinazione, ti spingeranno sempre più dolcemente verso ciò che scegli di fare.
Spesso, però, non sono abbastanza. Le emozioni che proviamo a volte hanno bisogno di qualcosa di più per essere ascoltate, affrontate e superate. In questo la Psicologia è un valido alleato perché non solo ti aiuta a leggere dentro di te le risposte che già hai, ma sa indicarti le migliori strategie per ritrovare la strada quando la perdi, facendoti sentire sempre e comunque nel posto giusto.
Se senti che questo è il percorso di cui hai bisogno, scrivimi qui sotto. Se non ora quando?