Burnout (Sindrome da Burn-Out): cos’è, cause e come uscirne
Ti senti stanco, demotivato e sopraffatto dal lavoro o dalla vita quotidiana? Potresti essere vittima del burnout, una condizione di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da stress cronico e prolungato.
Questo fenomeno non riguarda solo i professionisti sotto pressione, ma può colpire chiunque, dai caregiver ai genitori, dagli studenti ai lavoratori autonomi. Il burnout si manifesta con sintomi come affaticamento costante, cinismo, distacco emotivo e calo della produttività, fino ad avere un impatto negativo sulla salute mentale e fisica.
In questo articolo vedremo:
- Cos’è il burnout e quali sono le sue cause principali
- I segnali e i sintomi a cui prestare attenzione
- Le strategie per prevenirlo e superarlo
Concediti un paio di minuti e alla fine di questo articolo disporrai di nuovi strumenti per gestire e superare questo nemico che si chiama stress. Continua a leggere qui.

Cos’è il Burnout: definizione
Per conoscere cos’è il Burnout partiamo dalla definizione più riconosciuta per questa condizione.
Il burnout è una sindrome causata da uno stress cronico e persistente legato al contesto lavorativo, che porta a un progressivo esaurimento fisico, mentale ed emotivo.

Il termine deriva dall’inglese e significa letteralmente “bruciato”, “scoppiato” o “esaurito”, evocando l’idea di un individuo che ha consumato tutte le proprie energie senza possibilità di rigenerarsi.
Insomma, come è facile capire già da queste righe, siamo di fronte ad una sindrome molto legata al contesto lavorativo ma, come invece vedremo più avanti, può comunque manifestarsi in presenza di altri fattori.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto ufficialmente il burnout nel 2019 come un fenomeno occupazionale e lo ha incluso nell’International Classification of Diseases (ICD-11). Sebbene non sia classificato come una malattia, il burnout è considerato una condizione con impatti significativi sulla salute e sul benessere.
Nel corso di questo articolo faremo più volte riferimento a Christina Maslach, psicologa e professoressa all’Università della California, Berkeley, e una delle maggiori esperte sul tema del burnout, nota per aver sviluppato il Maslach Burnout Inventory (MBI), uno degli strumenti più utilizzati per misurare il burnout professionale.
Secondo lei, il burnout si manifesta attraverso tre dimensioni principali:
- Esaurimento emotivo e fisico: un senso di svuotamento che rende difficoltoso affrontare le attività quotidiane.
- Cinismo e distacco dal lavoro: atteggiamenti negativi e disinteresse crescente nei confronti dell’attività lavorativa e dei colleghi.
- Ridotta efficacia professionale: perdita di fiducia nelle proprie capacità, percezione di inefficacia e calo della produttività.
Potremmo iniziare ad elencare questi 3 elementi tra i sintomi e le conseguenze del Burnout, che comunque approfondiremo meglio tra poco.
Una cosa tieni a mente: il burnout non è uno stato passeggero di stanchezza o stress temporaneo, ma un vero e proprio logoramento psicofisico che, se non affronti ora, può portarti a conseguenze significative sia sul piano personale che lavorativo e sociale.
La Sindrome da Burn-Out
Ecco, in breve, ciò che devi assolutamente conoscere sulla Sindrome da Burn-Out.
La prima cosa è che, trattandosi di una “sindrome”, non è solo “troppo stress”, ma una condizione più complessa e debilitante. Mentre lo stress lavorativo può essere temporaneo e motivante, il burnout è il risultato di uno stress cronico e mal gestito, che porta l’individuo a sentirsi sopraffatto, inefficace e svuotato emotivamente.

La seconda: la Sindrome da Burn-out non si manifesta improvvisamente, ma si sviluppa nel tempo attraverso un processo di logoramento progressivo. All’inizio, il lavoratore può sentirsi motivato e coinvolto, ma con il passare del tempo, la pressione costante e la mancanza di strategie di gestione dello stress portano a un crollo psicofisico.
Chi ne soffre può sperimentare sintomi come:
- Sensazione di fatica perenne e mancanza di energia, anche dopo il riposo.
- Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni.
- Sentimenti di frustrazione, delusione e demotivazione.
- Distacco emotivo dai colleghi, dai clienti o dai pazienti (nel caso delle professioni d’aiuto).
- Sintomi fisici come mal di testa, insonnia, disturbi gastrointestinali e dolori muscolari.
A differenza di altri disturbi psicologici, come la depressione o i disturbi d’ansia, il burnout è specificamente legato al contesto lavorativo. Non riguarda, quindi, lo stress che può derivare dalla vita privata, dalle relazioni o da altri fattori esterni al lavoro. Tuttavia, il suo impatto si estende anche alla sfera personale, influenzando negativamente il benessere generale.
Non riconoscere un Burnout può portare a conseguenze serie: dalla riduzione della qualità della vita fino al rischio di sviluppare veri e propri disturbi psicologici e psicosomatici.
In tutto questo c’è però un lato positivo: alcuni campanelli d’allarme e sintomi aiutano molto a “prendere per tempo” un probabile burnout in corso, così da affrontarlo per tempo ed evitare che un periodo passeggero di stress diventi una condizione prolungata e invalidante.
Nei prossimi capitoli analizzeremo più nel dettaglio le fasi del burnout, le sue cause, i sintomi più comuni e le strategie per prevenirlo e superarlo.
Le 4 fasi del Burnout
Il burnout non si manifesta all’improvviso, ma si sviluppa gradualmente attraverso un processo in quattro fasi, che riflettono il progressivo logoramento emotivo e fisico della persona nel contesto lavorativo. Comprendere queste fasi è fondamentale per riconoscere i segnali d’allarme e intervenire prima che la situazione diventi debilitante.
Le fasi del Burnout sono 4 e sono:
- Entusiasmo idealistico
- Stagnazione e delusione
- Frustrazione e disillusione
- Apatia ed esaurimento

Questa fase iniziale è caratterizzata da una forte motivazione e passione per il proprio lavoro. Il lavoratore investe molte energie nell’attività professionale, spesso con aspettative irrealistiche di successo, riconoscimento o impatto positivo sugli altri. Questo entusiasmo può spingerlo a sacrificare il tempo libero, le relazioni personali e il proprio benessere fisico, generando un primo squilibrio tra vita privata e professionale. In alcuni casi, questa dedizione si traduce in una vera e propria dipendenza dal lavoro.
Con il passare del tempo, la persona inizia a rendersi conto che le aspettative iniziali non corrispondono alla realtà lavorativa. Lo sforzo investito non porta i risultati sperati, le gratificazioni diminuiscono e il senso di realizzazione personale si affievolisce. Aumentano la stanchezza e lo stress, e il lavoratore inizia a sentirsi intrappolato in una routine che non offre più stimoli o soddisfazioni. In questa fase, possono emergere i primi segnali di malessere, come un atteggiamento più passivo e una crescente frustrazione nei confronti dell’ambiente di lavoro.
La delusione si trasforma in una frustrazione profonda: il lavoratore si sente inutile, sopraffatto e poco apprezzato. La sensazione di non essere in grado di gestire il carico di lavoro e le richieste esterne porta a reazioni di irritabilità, rabbia o aggressività, rivolte verso colleghi, superiori o persino clienti. Alcune persone sviluppano comportamenti di fuga, come l’evitamento delle responsabilità o l’assenteismo, mentre altre cercano di affrontare lo stress aumentando ulteriormente il proprio impegno, esacerbando il ciclo del burnout.
Nella fase finale, la persona è completamente svuotata dal punto di vista emotivo, fisico e mentale. Il cinismo prende il posto della passione iniziale, e ogni coinvolgimento emotivo verso il lavoro si dissolve, lasciando spazio a indifferenza e distacco. Il lavoratore non riesce più a provare empatia né per se stesso né per gli altri e può sperimentare sentimenti di inutilità e senso di colpa. Questo stadio rappresenta una vera e propria “morte professionale”, in cui la produttività cala drasticamente e il malessere inizia a impattare anche la vita privata.
Le cause del Burnout: perché ci esauriamo?
Nei capitoli precedenti abbiamo approfondito la complessità di questa sindrome che può essere causata da numerosi fattori esterni e interni. In questo capitolo li vediamo uno ad uno affinché tu possa individuare con la massima precisione in quale situazione ti ritrovi di più.
Secondo la psicologa Christina Maslach, il burnout è il risultato di queste 6 condizioni:
- Sovraccarico di lavoro
- Mancanza di controllo sul proprio operato
- Assenza di riconoscimento
- Scarsa equità nelle dinamiche aziendali
- Mancanza di sostegno tra colleghi e superiori
- Conflitto tra valori personali e richieste professionali
La Psicologia moderna tende a suddividere le cause del burnout in queste tre macro-categorie: fattori individuali, fattori lavorativi e fattori relazionali.
Fattori Individuali
Le caratteristiche personali giocano un ruolo chiave nella predisposizione al burnout. Alcuni tratti di personalità, combinati a fattori socio-demografici, possono rendere un individuo più vulnerabile all’esaurimento professionale.
- Età: alcuni studi evidenziano un rischio maggiore tra i giovani, le cui aspettative professionali vengono spesso deluse dalla rigidità dell’ambiente di lavoro. Altri ricercatori, invece, indicano che il burnout colpisce più frequentemente le persone con maggiore anzianità lavorativa, che accumulano anni di stress e responsabilità.
- Stato civile: le persone senza un partner stabile sembrano essere più esposte, probabilmente a causa di un minore supporto sociale.
- Genere: le donne risultano più vulnerabili rispetto agli uomini, in particolare per la doppia pressione esercitata dalle responsabilità lavorative e familiari.
- Caratteristiche di personalità: alcune disposizioni psicologiche possono aumentare il rischio di burnout, come la tendenza a porsi obiettivi irrealistici, la scarsa capacità di delega, il perfezionismo e la difficoltà a stabilire un confine tra vita professionale e personale.
Un’eccessiva identificazione con il proprio ruolo lavorativo e l’abnegazione totale alla professione sono ulteriori fattori predisponenti.
Fattori lavorativi
L’ambiente di lavoro è uno degli elementi più determinanti nello sviluppo della sindrome da burnout. Alcuni aspetti specifici possono favorire l’insorgenza del problema:
- Carico di lavoro eccessivo: quando le richieste lavorative superano le capacità individuali di farvi fronte, aumenta il rischio di esaurimento psicofisico.
- Mancanza di autonomia: l’assenza di controllo sulle proprie mansioni e sulle modalità di svolgimento del lavoro riduce il senso di autoefficacia e genera frustrazione.
- Compiti eccessivamente ripetitivi o non adeguati alle competenze: quando il lavoro risulta poco stimolante o, al contrario, troppo complesso senza un’adeguata formazione, si verifica un progressivo calo della motivazione.
- Aspettative poco chiare o in conflitto con i valori personali: un disallineamento tra i principi dell’individuo e quelli dell’organizzazione può generare insoddisfazione e disorientamento.
- Orari di lavoro rigidi e scadenze irrealistiche: l’impossibilità di conciliare le esigenze lavorative con la vita privata è un fattore di stress significativo.
Fattori relazionali
Le dinamiche interpersonali sul luogo di lavoro influenzano profondamente il benessere psicologico dei lavoratori. Alcuni elementi di criticità includono:
- Difficoltà nei rapporti con colleghi e superiori: conflitti, rivalità, scarsa collaborazione e atteggiamenti ostili possono minare il senso di appartenenza e accrescere il senso di isolamento.
- Mancanza di supporto: un ambiente privo di sostegno emotivo e professionale riduce la capacità di affrontare lo stress e aumenta la vulnerabilità al burnout.
- Assenza di riconoscimento: la percezione di un’inadeguata valorizzazione del proprio impegno, sia in termini economici che sociali, può portare a una perdita di motivazione.
- Scarsa equità: disparità nel trattamento dei dipendenti, favoritismi e mancanza di trasparenza nelle decisioni aziendali favoriscono un clima lavorativo negativo e stressante.
Chi è più a rischio di Burnout
Professioni e soggetti fragili
Per molte persone, il lavoro rappresenta non solo una fonte di reddito, ma anche un elemento fondamentale della propria identità e realizzazione personale. Uno dei fattori che maggiormente contribuiscono allo sviluppo del burnout è il conflitto tra i valori personali e le richieste dell’organizzazione.
Quando un individuo si trova a dover svolgere mansioni in contrasto con i propri principi o è costretto ad agire in modi che non condivide, fa emergere una forte dissonanza emotiva, che nel tempo logora il benessere psicologico. La perdita di significato del lavoro è uno degli elementi chiave che favoriscono l’insorgenza del burnout, portando a esaurimento emotivo e demotivazione.
Inizialmente, il burnout è stato studiato principalmente in relazione alle “helping professions”, ovvero quelle professioni in cui il coinvolgimento emotivo è particolarmente intenso. Tra queste rientrano:
- Medici, infermieri e operatori sanitari
- Psicologi e assistenti sociali
- Insegnanti ed educatori
- Poliziotti, vigili del fuoco e operatori di emergenza
Tuttavia, negli ultimi anni si è riconosciuto che il burnout può colpire qualsiasi settore lavorativo, soprattutto in contesti caratterizzati da:
- Elevata pressione e responsabilità (manager, dirigenti, avvocati)
- Forte interazione con il pubblico (ristoratori, impiegati, operatori di call center)
- Ritmi di lavoro frenetici e scadenze continue (giornalisti, programmatori, creativi)
Nessuna professione è immune dal rischio di burnout se l’ambiente di lavoro è caratterizzato da stress cronico, richieste eccessive e scarsa attenzione al benessere psicologico dei lavoratori. L’assenza di strategie efficaci per bilanciare carichi di lavoro, aspettative e risorse disponibili rende questo fenomeno sempre più diffuso e trasversale.

Sintomi: come si manifesta un esaurimento
Le tracce di un Burnout in corso inizialmente si confondono con quelle dello stress.
A lungo andare, però, si manifestano in modo inconfondibile con 3 tipologie di sintomi molto frequenti: sintomi fisici, emotivi e comportamentali.
Sintomi Fisici
Uno dei primi segnali del burnout è la sensazione di essere costantemente stanchi, come se le energie fossero state prosciugate. La stanchezza non migliora nemmeno dopo una notte di sonno o un fine settimana di riposo. Il corpo diventa sempre più debole, e le difese immunitarie si abbassano, rendendo il soggetto più suscettibile a malattie.
- Insonnia e disturbi del sonno: La difficoltà a dormire è uno dei sintomi più comuni. Le preoccupazioni legate al lavoro, l’ansia e la tensione non permettono di rilassarsi.
- Mal di testa e dolori muscolari: L’accumulo di stress può provocare tensioni muscolari, dolori al collo, alle spalle e alla schiena, oltre a frequenti mal di testa.
- Disturbi gastrointestinali: Nausea, gastrite, colite e perdita di appetito sono altre manifestazioni fisiche comuni.
- Tachicardia e difficoltà respiratorie: Il sistema nervoso, continuamente stimolato dalla tensione, può portare a sintomi fisici più gravi come palpitazioni e senso di affanno.
Sintomi Psicologici
Il burnout non colpisce solo il corpo, ma soprattutto la mente. L’esaurimento emotivo è la caratteristica centrale della sindrome, accompagnata da una sensazione di svuotamento e frustrazione.
- Perdita di motivazione: Le persone colpite dal burnout iniziano a sentirsi svuotate e disinteressate dal proprio lavoro. I compiti che prima sembravano stimolanti ora diventano una fatica insostenibile.
- Bassa autostima e senso di fallimento: Si sviluppa una profonda insoddisfazione riguardo al proprio operato, che porta a una percezione di inadeguatezza e fallimento. Questo, a sua volta, mina la fiducia nelle proprie capacità.
- Disconnessione: Il soggetto perde l’empatia nei confronti di colleghi, superiori e clienti, sviluppando un atteggiamento di cinismo e disinteresse. Le persone iniziano a sembrare semplicemente ostacoli da superare, non esseri umani con esigenze proprie.
- Senso di frustrazione e impotenza: Con il tempo, il lavoratore si sente sopraffatto dal lavoro e non più in grado di affrontarlo, accumulando risentimento e rabbia, ma anche paura di non riuscire a farcela.
“Sintomi comportamentali”
Anche i comportamenti esterni riflettono il disagio interiore del burnout. Le persone affette da questa sindrome tendono a isolarsi e a ritirarsi sia dal lavoro che dalle relazioni interpersonali.
- Assenteismo e presenzialismo: L’alta resistenza ad andare al lavoro, unita alla tendenza a rimanere a casa per malattia, è un segnale che non deve essere sottovalutato. Al contrario, alcuni lavoratori colpiti dal burnout possono anche esibirsi in presenzialismo, cioè andare a lavorare anche quando sono malati, con conseguente perdita di produttività.
- Procrastinazione e inefficienza: L’incapacità di portare a termine anche i compiti più semplici è un altro segno evidente. La mente è talmente occupata dallo stress e dalla frustrazione che non è più in grado di concentrarsi su nulla.
- Comportamenti autodistruttivi: Alcuni cercano di alleviare il disagio emotivo attraverso l’abuso di alcol, cibo o farmaci. Questo è un tentativo di far fronte al malessere psicologico, ma che spesso porta solo a un aggravamento della situazione.
Sintomi Psichici
A volte, il burnout potrebbe essere accompagnato da alcuni disturbi psicologici. L’ansia, la depressione e i disturbi dell’umore sono frequenti, e l’intensificarsi di questi sintomi può portare a crisi emotive gravi.
- Ansia e irritabilità: La persona in burnout è costantemente sotto stress, il che porta a un aumento dell’ansia e dell’irritabilità, che si riflettono negativamente sia sul lavoro che sulle relazioni personali.
- Sintomi depressivi: Tristezza profonda, senso di inutilità, mancanza di speranza per il futuro e pensieri di fallimento sono comuni. Nei casi più gravi, si possono sviluppare pensieri suicidari, il che rende urgente l’intervento terapeutico.
I campanelli d’allarme del Burnout
Alcuni segnali per riconoscerlo prima che sia tardi
Su una cosa ci tengo a rassicurarti: il Burnout non bussa alla porta all’improvviso, semmai si fa strada lentamente, lasciando una scia di piccoli segnali che puoi riconoscere da solo/a con facilità.
Ti lascio un elenco dei segnali più diffusi qui sotto, se ti ritrovi in qualcuno non allarmarti.
Sfrutta questa occasione per capirne di più: quando riconosci un segnale chiediti la frequenza o l’intensità con cui si presenta e non fermarti con questo articolo. Approfondisci e confrontati con un professionista e fai in modo che ciò che stai vivendo oggi non si trasformi in una condizione più limitante domani.
Gli indizi più comuni per riconoscere il Burnout sono:
- Stanchezza persistente
- Difficoltà a svegliarsi
- Insonnia o sonno irrequieto
- Perdita di appetito o mangiare in eccesso
- Senso di oppressione al petto
- Mal di testa frequenti
- Muscoli contratti
- Scarso interesse per attività precedentemente piacevoli
- Difficoltà a concentrarsi
- Negatività crescente
- Eviti le persone o gli amici
- Eviti il lavoro
- Procrastinazione
- Malesseri o sintomi fisici
- Irritabilità e stress
- Frustrazione, confusione e disorientamento
La diagnosi: come riconoscere se si è davvero in Burnout
Quando il malessere diventa persistente e inizia a influenzare la qualità della vita, è fondamentale comprendere se si tratta di burnout o di un’altra condizione. Il burnout non è una diagnosi semplice da fare, proprio perché le sue manifestazioni si sovrappongono a quelle di altre problematiche psicologiche o fisiche.
Sicuramente rivolgersi a un professionista, come uno psicoterapeuta o uno psichiatra è il percorso indicato. Il burnout, infatti, non può essere rilevato in modo “autodiagnostico” o semplicemente sulla base di un elenco di sintomi.
Un giusta diagnosi dovrebbe prevedere infatti:
- Valutazione dei sintomi: il professionista analizzerà i sintomi e cercherà di determinare la durata, l’intensità e la frequenza dei segnali di malessere.
- Esclusione di altre condizioni: il burnout può essere confuso con altre condizioni psicologiche o fisiche. Sarà quindi importante escludere disturbi di natura diversa, come la depressione o il disturbo d’ansia.
- Storia del contesto lavorativo: il burnout è legato a un’esperienza di stress cronico sul lavoro. Il professionista esplorerà le dinamiche lavorative della persona per verificare se ci sono elementi che possano contribuire al quadro.
Cosa NON è il burnout
È altrettanto importante comprendere cosa non può essere considerato burnout, per evitare fraintendimenti e ridurre il rischio di confondere altre problematiche con la sindrome da esaurimento professionale. Ecco alcuni casi in cui non si parla di burnout:
- Stress in altri ambiti
- Disturbi d’ansia
- Disturbi dell’adattamento
- Disturbi dell’umore e Depressione
- Stress lavorativo temporaneo
Le conseguenze a cui potresti andare incontro
Quando il burnout non viene affrontato, le sue conseguenze non solo minano la vita professionale, ma anche quella personale.
Il primo segnale è l’isolamento: il burnout ti allontana da amici, colleghi e familiari. La tua energia emotiva è esaurita, anche i momenti di svago non ti ricaricano più. Il corpo soffre: tensioni muscolari, insonnia e dolori cronici diventano la tua quotidianità, mentre la mente continua a correre senza sosta. La tentazione di ricorrere a alcol o farmaci per gestire il dolore emotivo cresce, ma questo non fa altro che peggiorare la situazione.
Le relazioni si deteriorano, i conflitti aumentano, e il lavoro diventa sempre più difficile. La produttività cala, l’impegno svanisce, e la qualità della tua vita ne risente. L’assenza di supporto e l’incapacità di gestire lo stress ti mettono a rischio di perdere il lavoro, innescando un circolo vizioso che ti allontana sempre più dalla tua stabilità.
Riassumendo, questa sindrome spesso porta a:
- errori professionali
- perdita delle relazioni sociali
- apatia e disinteresse nella vita
- altro stress
Ma non è tutto perduto. Il burnout, se ignorato, può avere tutte conseguenze devastanti, ma affrontarlo significa iniziare a spezzare questa spirale. La terapia psicologica è il primo passo per recuperare la tua serenità mentale, riprendersi dalla frustrazione e ricostruire una vita più equilibrata.

Come uscire dal Burnout: sei consigli
Uscire dal burnout non è un processo rapido, ma è possibile con il giusto approccio. Ecco alcuni passi pratici che ti aiuteranno a ricominciare.
1) Riconosciti e accettati. Per prima cosa, riconoscere il burnout è il primo passo verso la guarigione. Cogliere la consapevolezza di cosa sta accadendo nella tua vita e accettarlo è essenziale. Non ignorare i segnali del tuo corpo e della tua mente. L’auto-compassione è il primo strumento di guarigione.
Consiglio pratico: Ogni mattina, prendi 5 minuti per fermarti e scrivere su un quaderno come ti senti, senza filtri. Nota i tuoi sentimenti di stanchezza, stress o frustrazione. Misura il cambiamento, tenendo traccia del tuo stato emotivo ogni giorno.
2) Poniti questa domanda. Lo scopo è smettere di dare la colpa del burnout al solo e generico “lavoro” per chiedersi con più profondità “quale aspetto del lavoro mi genera stress e fatica?”
Consiglio pratico: imparare a gestire lo stress non deve ridursi ad un “ho questo, faccio quest’altro”. Gestire lo stress significa accorgersi che qualcosa, in questo caso a lavoro, non va e scegliere di indagare se il lavoro è semplicemente tanto oppure se è troppo/sbagliato per noi.
3) Prenditi una pausa dal lavoro. Se il burnout è in atto, uno dei primi interventi necessari è staccare. Il corpo e la mente non possono ricaricarsi in un ambiente che non permette il recupero. Prendersi una pausa dal lavoro, anche breve, è fondamentale per il recupero. Le ferie, le pause lunghe o anche un semplice weekend fuori dalla routine possono aiutarti a rinnovarti.
Consiglio pratico: Pianifica un “day off” completo dal lavoro entro la prossima settimana. Fai qualcosa che ti ricarichi (una passeggiata, una lettura, meditazione). Misura la differenza nel tuo umore e nel livello di energia alla fine della giornata.
4) Stabilisci confini chiari. Un’altra causa del burnout è l’incapacità di stabilire dei limiti sani tra lavoro e vita privata. Imparare a dire “no” e a separare i momenti lavorativi da quelli personali è fondamentale. I confini devono essere chiari, se no il lavoro invaderà sempre gli spazi della tua vita privata.
Consiglio pratico: Imposta un limite orario per la tua giornata lavorativa, ad esempio “niente email dopo le 19”. Misura quanto tempo libero riesci a guadagnare e come questo influisce sul tuo benessere generale.
5) Focalizzati sul presente. Quando il burnout è in atto, ci si sente spesso sopraffatti dalla quantità di lavoro e dalle preoccupazioni future. Focalizzarsi sul presente, anche con una semplice respirazione profonda, può ridurre il senso di pressione. Ritornare nel momento attuale aiuta a ristabilire il controllo, alleviando l’ansia.
Consiglio pratico: Ogni volta che ti senti sopraffatto, fermati e pratica 2 minuti di respirazione profonda. Conta 5 respiri lenti e profondi. Misura la sensazione di calma che provi dopo questo breve intervallo.
6) Cerca supporto psicologico. A volte, il burnout diventa troppo difficile da gestire senza un aiuto esterno. Parlare con un professionista ti permetterà di avere una visione obiettiva della situazione, di trovare nuove prospettive e di sviluppare strumenti per affrontarlo. Un supporto psicologico mirato può aiutarti a capire meglio te stesso e la tua situazione.
Consiglio pratico: Prenota una prima sessione di terapia online o in persona. Misura il cambiamento nella tua serenità o comprensione della situazione dopo la prima sessione.

Come prevenire il Burnout per il futuro
La prevenzione del burnout non riguarda solo il miglioramento della tua vita professionale, ma anche la cura di te stesso e delle tue relazioni. Ecco come proteggerti.
- Autoconsapevolezza: Impara a riconoscere i tuoi limiti. Non esitare a fermarti quando senti che qualcosa non va. Ascolta il tuo corpo e la tua mente. Il burnout inizia quando ignoriamo i segnali di stress e fatica, quindi è essenziale agire tempestivamente.
- Equilibrio Vita-Lavoro: Non vivere per lavorare, ma lavora per vivere. Trova il tempo per te stesso, per la famiglia, per i tuoi hobby. Organizza la tua settimana in modo che il lavoro non domini la tua vita. Dedica giornate intere al relax e al divertimento, senza pensare a scadenze o impegni.
- Gestione dello Stress: Attività come yoga, meditazione o journaling sono strumenti efficaci per prevenire il burnout. Aiutano a mantenere la mente lucida, a rallentare il ritmo frenetico e a concentrarsi sul presente.
- Supporto Sociale: Non isolarti. Condividere le proprie difficoltà con colleghi o amici che stanno vivendo situazioni simili può alleggerire la pressione. Cercate insieme soluzioni per gestire lo stress lavorativo. L’unione fa la forza.
- Rivolgiti a un Professionista: Se ti senti sopraffatto, un supporto psicologico può essere fondamentale. La psicoterapia ti aiuterà ad affrontare le cause del tuo stress, a lavorare su come affrontare le difficoltà quotidiane e a proteggere la tua salute mentale. Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto.