Comunicazione paraverbale: cos’è e che significato ha
Mi stavo interrogando su come avrei dovuto iniziare un articolo sulla comunicazione paraverbale e, pensando alle possibili introduzioni, penso che la migliore per arrivare dritta al punto sia proporti questo test.
Immagina di trovarti di fronte a due interlocutori (magari due professori universitari):
- il primo ti racconta di una materia affascinante e del tutto nuova, ma con un tono di voce costante, monotono e soporifero,
- il secondo ti racconta la solita vecchia materia che già studi da anni, ma che sa raccontare con le giuste pause, con ritmo incalzante e con voce chiara e pulita.
Quale delle due comunicazioni è più efficace?
Quanto pensi possa aver influito la qualità o novità della materia nella tua risposta?
Se hai votato per il secondo professore o se anche solo ti sei trovato/a in difficoltà a rispondere a questo test, credo di essere riuscita a mostrarti l’importanza della comunicazione paraverbale, e di quanto sia fondamentale che ogni aspetto della comunicazione sia presente e consapevole, pena il risultato del messaggio stesso.
Quanto vale la comunicazione paraverbale?
“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.” Zygmunt Bauman
A questa citazione sono davvero legata, e me ne rendo conto perché la cito in quasi tutti i miei articoli sulla comunicazione.
Li trovi tutti qui.
Ogni relazione è davvero prima di tutto comunicazione, e ogni comunicazione è il messaggio di un’emozione.
Non sempre ciò avviene con le parole.
Anzi, la maggior parte delle volte riconosciamo le emozioni dai piccoli particolari inconsci che compie la persona che sta parlando (difficoltà a tenere lo sguardo negli occhi, sudore, tremore, ticchettii nervosi o morsetti al labbro).
Insomma, sappiamo già tutti dell’importanza della comunicazione paraverbale perché la osserviamo attentamente ogni giorno, ma senza rendercene conto.
Uno studio degli anni ’70 condotto da Albert Mehrabian, professore di Psicologia all’Università della California, ha tradotto in numeri la domanda che nel capitolo qui sopra abbiamo lasciato senza risposta.
Quanto influiscono le parole e quanto la comunicazione paraverbale e non verbale?
Mehrabian trovò che nella comunicazione faccia a faccia il 55% dell’impatto del messaggio è merito della comunicazione non verbale, a cui seguono con 38% la comunicazione paraverbale e solo con 7% la comunicazione verbale.
Aldilà dei numeri, questo studio ha dimostrato una grande verità e in questo articolo scoprirai cos’è la comunicazione paraverbale, quali elementi la compongono e come usare e migliorare la propria comunicazione paraverbale.
Comunicazione paraverbale: cos’è e che significato ha
La comunicazione paraverbale è uno dei volti principali della comunicazione.
La comunicazione, infatti, può essere di tre tipi (se vuoi approfondire clicca qui) e ciascun messaggio è il risultato del loro dialogo.
- comunicazione verbale
- comunicazione non verbale
- comunicazione paraverbale
La comunicazione verbale è quella che si serve delle parole, sia scritte che parlate, per esprimere pensieri, idee e informazioni in modo diretto e strutturato.
La comunicazione non verbale comprende invece gesti, espressioni facciali, postura, contatto visivo e altri segnali fisici che trasmettono significati e emozioni senza l’uso di parole.
Cos’è la comunicazione paraverbale
Per comunicazione paraverbale si intende quella comunicazione che non riguarda le parole stesse, ma il modo con cui vengono espresse.
Include aspetti come la voce (il ritmo, il volume, il timbro e il tono), le pause, i silenzi ma anche i sospiri, le risate e altre espressioni che compiamo inconsciamente o nervosamente.
Nella comunicazione scritta, l’equivalente paraverbale è rappresentato dall’uso della punteggiatura, che conferisce ritmo e intonazione al testo.
Questi elementi, apparentemente impercettibili, giocano un ruolo cruciale nel trasmettere emozioni, stati d’animo e intenzioni, arricchendo il messaggio verbale e rendendo la comunicazione più efficace.
Per una comunicazione efficace, è fondamentale prestare attenzione anche agli elementi paraverbali perché il nostro cervello è programmato per accorgersene e codificarli.
Gli elementi della comunicazione paraverbale
Ma concretamente quali sono gli elementi paraverbali di una comunicazione?
Abbiamo capito, infatti, che questo tipo di comunicazione non riguarda solo ciò che viene detto, ma anche come viene detto, influenzando fortemente la percezione e l’interpretazione del messaggio.
Gli elementi paraverbali che influenzano una comunicazione verbale sono:
- il tono
- il ritmo
- il timbro
- il volume
- espressioni sonore (ridere, sospirare o fischiare)
Questi elementi possono rafforzare, modificare o persino contraddire il contenuto verbale, rendendo la comunicazione più complessa e sfumata.
Tono
Il tono della voce è uno degli aspetti più potenti della comunicazione paraverbale. Esso può trasmettere emozioni come entusiasmo, noia, apprezzamento o disappunto. Il tono può completamente cambiare il significato di una frase, rendendola sarcastica, seria, arrabbiata o calma. Ad esempio, una frase semplice può diventare ironica o provocatoria a seconda del tono utilizzato. Per questo motivo, il tono non solo accompagna il contenuto verbale, ma può anche influenzare in modo decisivo il modo in cui il messaggio viene percepito dall’ascoltatore.
Ritmo e velocità
Il ritmo con cui si parla è un indicatore chiave dello stato emotivo di una persona. Un ritmo rapido può indicare nervosismo, ansia o impazienza, mentre un ritmo più lento suggerisce calma e riflessione.
Anche le pause giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione: possono essere utilizzate per enfatizzare un punto, permettere all’ascoltatore di riflettere o creare suspense. Le pause piene, come “ehm” o “mmm”, possono riempire il silenzio e dare al parlante il tempo di raccogliere i propri pensieri, mentre le pause vuote, ossia il silenzio, possono essere usate per dare enfasi o per consentire un intervento.
Timbro
Il timbro si riferisce al colore o alla qualità distintiva della voce di una persona. Ogni voce ha un timbro unico, che può essere descritto come caldo, freddo, rauco, profondo, acuto e così via.
Questo elemento paraverbale contribuisce a definire la personalità vocale di una persona e può influenzare la percezione del messaggio. Un timbro avvolgente può rendere una comunicazione più accogliente e coinvolgente, mentre un timbro aspro o nasale può suscitare reazioni diverse nell’ascoltatore.
Volume
Il volume della voce riguarda l’intensità sonora con cui si parla.
Un volume più alto può indicare sicurezza e autorità, ma se eccessivo, può risultare aggressivo o prepotente. Al contrario, un volume troppo basso potrebbe trasmettere insicurezza o timidezza. La modulazione del volume è fondamentale per mantenere l’attenzione dell’ascoltatore e per sottolineare parti importanti del discorso. Cambiare il volume nel corso di una conversazione può aiutare a creare dinamismo e a enfatizzare concetti chiave.
Espressioni sonore: ridere, tossire, sospirare e fischiare
Le espressioni sonore come ridere, tossire, sospirare e fischiare aggiungono una dimensione ulteriore alla comunicazione paraverbale.
Ridere: il riso comunica molto sullo stato emotivo e sul carattere di una persona. Potrebbe indicare gioia, ironia, imbarazzo, ma anche nervosismo o schiettezza.
Se da un lato un riso trattenuto potrebbe rivelare inibizioni, dall’altro un riso aperto e rumoroso potrebbe suggerire una mancanza di inibizioni e una personalità espansiva.
Tossire: una tosse non fisiologica potrebbe essere utilizzata per attirare l’attenzione o come segnale di disagio nervoso. In questo caso, la tosse diventa un mezzo per comunicare indirettamente un’emozione o uno stato d’animo.
Sospirare: il sospiro è spesso associato a emozioni come la stanchezza, la frustrazione o la rassegnazione. Un sospiro spesso potrebbe essere letto come un indicatore che la persona è annoiata, stanca o sta perdendo la pazienza. È un segnale che qualcosa non va come desiderato.
Linguaggio paraverbale: significato
L’etimologia del termine “paraverbale” deriva dall’unione di due elementi: il prefisso “para” e l’aggettivo “verbale”.
- “Para” ha origini nel greco antico “παρά” (pará) e significa “accanto”
- “Verbale” deriva dal latino “verbum” e significa “parola”
Migliorare la propria comunicazione paraverbale non ci insegna solo a parlare efficacemente, ma ci insegna a rafforzare le nostre relazioni.
Il significato di “accanto alle parole” ci ricorda che al centro di ogni nostro scambio ci sono prima di tutto due persone che provano a capire le emozioni dell’altro.
Certo, non tutti i messaggi si fanno carico di un’importanza simile, ma è altrettanto vero che nella maggior parte dei casi, ciò che ricordiamo di un dialogo è come ci siamo sentiti e come abbiamo sentito l’altra persona.
Letteralmente, quindi, il significato di paraverbale è “ciò che sta accanto alle parole”.
Psicologicamente, il significato assume quindi il senso di “ciò che sta accanto a noi”, la persona con cui stiamo parlando.
A livello inconsapevole, ciò che arriva non è quindi solo il significato della parola, quanto l’emozione che la accompagna.
Facciamo alcuni esempi pratici per capirci.
Comunicazione paraverbale: esempi pratici
Un “ti amo” urlato, rabbioso o al contrario sottovoce, timido, ci riempie il cuore come un “ti amo” convinto, commosso e deciso?
Questo è l’esempio che faccio più spesso, ma ci sono molte altre situazioni in cui anche tu potresti contraddirti spesso.
E ora che sai che la comunicazione è tanto altro, sono sicura non ti stupiresti se ti dicessi che il linguaggio paraverbale è anche un messaggio scritto, o un comportamento agito.
La comunicazione paraverbale nello scritto
La punteggiatura, il layout del testo, gli stili tipografici e le “emoji” che utilizziamo sono tutti elementi che influenzano l’interpretazione del nostro messaggio da parte del lettore.
Se rispondessi “ok” al tuo ragazzo o alla tua ragazza, probabilmente si interrogherebbe sul perché di una risposta così fredda.
Cosa dire invece di un “ti amo…” lasciato in sospeso dai tre puntini che potrebbe invece essere scritto come un “ti amo!” assai più convinto?
Come nel parlato, anche nello scritto presta attenzione a ciò che può creare interferenza con ciò che vuoi comunicare, scegli il giusto rafforzativo e non lasciare che una punteggiatura (o un “emoji”) sbagliata, ne stravolga il senso.
La comunicazione paraverbale nell’agito
Ma come è possibile comunicare il paraverbale anche quando non si usano del tutto le parole?
Per rispondere a questa domanda, facciamo un ultimo esempio fondamentale che ci aiuterà a conoscere davvero il linguaggio paraverbale.
Un abbraccio potrebbe voler dire “ci sono” e urlare “ti voglio bene”.
Ma cosa potrebbe invece comunicare un abbraccio frettoloso e/o distaccato?
Ogni comportamento parla a chi abbiamo accanto, e ogni gesto che osserviamo ci dice qualcosa.
Il paraverbale è anche ciò che sta accanto ad un’azione, specialmente se rivolta a qualcuno, perché così come la “comunicazione è relazione”, anche come ci relazioniamo comunica inconsciamente qualcosa.
A questo punto cosa fare per migliorare la propria comunicazione?
Come controllare il parlato, lo scritto e l’agito per migliorare la nostra comunicazione?
Alcuni consigli per comunicare in maniera efficace con il paraverbale
Se hai letto l’articolo fino a questo punto, disponi già di tutti gli elementi per riflettere e comunicare da subito in maniera più consapevole ed efficace.
Se però vorresti avere alcuni brevi e semplici consigli in più da seguire, questi potrebbero fare al caso tuo.
- Rifletti sulla tua comunicazione
Conosci la tua comunicazione? Cosa apprezzano le persone con cui parli e cosa ti invitano a migliorare?
Riesci sempre a farti capire o a volte il tuo messaggio non arriva come vorresti?
- Osserva la comunicazione degli altri
Nulla ti insegna più che metterti nei panni di chi ti ascolta.
Chiediti cosa leggi nelle espressioni del tuo interlocutore, cosa interferisce o cosa la rende davvero efficace, e assicurati di mettere in pratica alla prima occasione disponibile.
- Pensa prima al messaggio che vuoi comunicare
Ora che ti conosci meglio e che conosci l’effetto di ciò che comunichi, prima di esprimere qualcosa pensa a cosa davvero vorresti trasmettere.
Fai in modo di avere ben chiaro ciò che ti muove e quali emozioni vorresti far nascere nell’altra persona.
- Comunica “facendo comunicare” il linguaggio verbale, quello non verbale e il paraverbale
L’ultima attenzione è un esercizio pratico che con il tempo ti riuscirà sempre più naturale.
Il rischio è infatti lasciare che le proprie emozioni trovino da sole un canale per parlare, creando interferenza o incongruenza con le nostre parole.
La comunicazione diventerà davvero efficace quando la componente verbale, quella non verbale e il tuo linguaggio paraverbale concorreranno all’unisono alla creazione del tuo messaggio e delle tue emozioni.
Non dimenticare che per migliorare la comunicazione serve tempo, ascolto e anche una buona formazione.
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