La malinconia in psicologia
Nonostante il termine malinconia sia usato come sinonimo di tristezza e depressione, in psicologia malinconia ha un significato completamente diverso e autonomo. Iniziamo dal riconoscere le loro sfumature per imparare a distinguerle.
“Tutte le vostre paure e le vostre malinconie sono sentimenti importanti e anche utili…Se imparate a capirle!”
Fabrizio Bentivoglio (attore, regista e sceneggiatore italiano)
Il significato di malinconia
L’etimologia del termine malinconia deriva dal greco “melancolia”, composto da “mélas” (nero) e “chole” (bile).
Nella medicina antica era usanza spiegare le emozioni con un approccio fisico che traducesse l’astratto in concreto.
In particolare, alcuni organi del corpo individuavano il sorgere di umori o stati psicologici, ciascuno poi legato ad un colore specifico.
La malinconia, dunque, si riteneva provenisse proprio dalla milza e la sua traduzione “bile nera” descriveva un’eccessiva secrezione di bile, causa dello stato malinconico.
Come riconoscere la malinconia: i sintomi
La malinconia si presenta come una condizione di tristezza duratura e persistente. Ciò non la rende uno stato emotivo temporaneo, ma una condizione clinica che condivide tratti comuni con la depressione.
È importante dunque riconoscere i sintomi tipici per distinguere malinconia, tristezza e depressione.
Ecco i sintomi ricorrenti della malinconia:
- prolungato senso di infelicità
- scoraggiamento e ridotto grado di speranza
- condizione di ansia
- percezione del tempo come fermo e fluido
- perdita di motivazione, stimolo e ambizione
- abbassamento del carico emotivo
La malinconia in psicologia: sinonimo di depressione? Scopriamo le differenze
La malinconia è comunemente contraddistinta da un costante abbassamento dell’umore, uno stato di perdita di motivazione, scoraggiamento fino ad assenza di ogni stimolo.
Lo stereotipo del malinconico pallido, spento e trasandato deriva proprio dalla medicina antica e dal disturbo di una milza con eccessiva secrezione di bile nera. La condizione si riteneva generasse nel soggetto debolezza e pallore, poco appetito e dunque magrezza e spossatezza.
Oggi la medicina e la psicologia hanno sicuramente cambiato approccio ma concordano sulla differenza principale tra depressione e malinconia.
Questa, in particolare, è data dall’oggetto verso cui sono rivolte.
La malinconia non può essere diretta ad alcuna situazione, oggetto o persona e può essere causata semplicemente da tratti individuali e soggettivi della personalità.
È possibile, dunque, che un soggetto sia malinconico per sua natura: silenzioso, apparentemente introverso e schivo, ma fantasioso e romantico, con un forte bisogno di mantenere separati i propri spazi.
Chi, invece, si trova in uno stato depressivo non riesce a migliorare la propria condizione, nemmeno temporaneamente. La depressione rende difficile trovare note positive o situazioni felici, al contrario filtrate da una profonda tristezza.
Sebbene l’assenza di motivazione, stimolo e speranza sia una peculiarità condivisa con la malinconia, la depressione se ne serve per spiegare il senso stesso della vita, del proprio valore e dunque della dimensione percepita in relazione al mondo circostante, motivo per cui la depressione incide notevolmente sulla percezione di sè.
I sintomi della depressione
È facile confondere i sintomi della depressione con una possibile flessione dell’umore, o con un temporaneo stato di malinconia. La sua durata e intensità, però, sottolineano una natura più permanente e profonda.
I sintomi depressivi più frequenti sono:
- Insonnia (difficoltà ad addormentarsi o a riaddormentarsi, bisogno di sonno costante)
- Mancanza di equilibrio a tavola: scarso o eccessivo appetito
- Perdita di energia, stanchezza e spossatezza
- Difficoltà di concentrazione, indecisione
- Perdita di interesse in attività prima apprezzate
- Diminuzione dell’attività sessuale
- Instabilità emotiva
- Umore basso e tristezza, costanti e sproporzionati
- Apatia, assenza o forte diminuzione del carico emotivo
- Percezione negativa di sé
- Costante senso di colpa
- Pensieri ricorrenti di morte o suicidio
Come superare la malinconia: la creatività della malinconia positiva
“Tutti i cambiamenti, anche i più attesi, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciano dietro di noi è parte di noi stessi, dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un’altra.”
Anatole France (scrittore e critico letterario, Premio Nobel per la letteratura nel 1921)
Il percorso terapeutico è senza dubbio uno strumento che ci permette di affrontare la malinconia, le nostre emozioni e il nostro io. L’ascolto e la comprensione di sé stessi aiuta a ritrovare fiducia e tono dell’umore, ci aiuta a ritrovare consapevolezza ed energie per affrontare la sofferenza con nuovo spirito.
Capire la malinconia è il primo passo per coglierne la sua natura più profonda.
Per superarla è necessario prima di tutto ascoltare le nostre emozioni, comprenderle e successivamente agire-reagire.
Ritrovare stimolo e ambizione è una soluzione per uscire gradualmente dalla condizione di malinconia, magari abbandonandosi proprio ai pensieri che prima ci assillavano, e provando a tradurli in un linguaggio diverso.
L’arte, ad esempio, nel corso della storia si è servita spesso della tristezza, della depressione e della malinconia per indagare stati d’animo viceversa non raggiungibili.
Incanalare, dunque, le nostre emozioni nella creatività dell’arte, in attività sportive o comunicative ci permette di ritrovare ambizione e senso: in poche parole uno scopo.
Il cambiamento, dopotutto, nasce proprio da una crisi: ogni situazione difficile ci spinge a riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda. Ciò che decidiamo di lasciarci alle spalle ci libera di un peso gravoso e diventa nuova spinta per affrontare con leggerezza e positività ciò che ci attende davanti.