Il sentimento della malinconia in psicologia

Anna Rossoni

psicologia malinconia sinonimo depressione

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La malinconia in psicologia

Nonostante il termine malinconia sia usato come sinonimo di tristezza e depressione, in psicologia malinconia ha un significato completamente diverso e autonomo. Iniziamo dal riconoscere le loro sfumature per imparare a distinguerle.

“Tutte le vostre paure e le vostre malinconie sono sentimenti importanti e anche utili…Se imparate a capirle!”

Fabrizio Bentivoglio (attore, regista e sceneggiatore italiano)

Il significato di malinconia

L’etimologia del termine malinconia deriva dal greco “melancolia”, composto da “mélas” (nero) e “chole” (bile).

Nella medicina antica era usanza spiegare le emozioni con un approccio fisico che traducesse l’astratto in concreto.

In particolare, alcuni organi del corpo individuavano il sorgere di umori o stati psicologici, ciascuno poi legato ad un colore specifico.

La malinconia, dunque, si riteneva provenisse proprio dalla milza e la sua traduzione “bile nera” descriveva un’eccessiva secrezione di bile, causa dello stato malinconico.

Come riconoscere la malinconia: i sintomi

La malinconia si presenta come una condizione di tristezza duratura e persistente. Ciò non la rende uno stato emotivo temporaneo, ma una condizione clinica che condivide tratti comuni con la depressione.

È importante dunque riconoscere i sintomi tipici per distinguere malinconia, tristezza e depressione.

Ecco i sintomi ricorrenti della malinconia:

  • prolungato senso di infelicità
  • scoraggiamento e ridotto grado di speranza
  • condizione di ansia
  • percezione del tempo come fermo e fluido
  • perdita di motivazione, stimolo e ambizione
  • abbassamento del carico emotivo

La malinconia in psicologia: sinonimo di depressione? Scopriamo le differenze

La malinconia è comunemente contraddistinta da un costante abbassamento dell’umore, uno stato di perdita di motivazione, scoraggiamento fino ad assenza di ogni stimolo.

Lo stereotipo del malinconico pallido, spento e trasandato deriva proprio dalla medicina antica e dal disturbo di una milza con eccessiva secrezione di bile nera. La condizione si riteneva generasse nel soggetto debolezza e pallore, poco appetito e dunque magrezza e spossatezza.

Oggi la medicina e la psicologia hanno sicuramente cambiato approccio ma concordano sulla  differenza principale tra depressione e malinconia.

Questa, in particolare, è data dall’oggetto verso cui sono rivolte.

La malinconia non può essere diretta ad alcuna situazione, oggetto o persona e può essere causata semplicemente da tratti individuali e soggettivi della personalità.

È possibile, dunque, che un soggetto sia malinconico per sua natura: silenzioso, apparentemente introverso e schivo, ma fantasioso e romantico, con un forte bisogno di mantenere separati i propri spazi.

Chi, invece, si trova in uno stato depressivo non riesce a migliorare la propria condizione, nemmeno temporaneamente. La depressione rende difficile trovare note positive o situazioni felici, al contrario filtrate da una profonda tristezza.

Sebbene l’assenza di motivazione, stimolo e speranza sia una peculiarità condivisa con la malinconia, la depressione se ne serve per spiegare il senso stesso della vita, del proprio valore e dunque della dimensione percepita in relazione al mondo circostante, motivo per cui la depressione incide notevolmente sulla percezione di sè.

I sintomi della depressione

È facile confondere i sintomi della depressione con una possibile flessione dell’umore, o con un temporaneo stato di malinconia. La sua durata e intensità, però, sottolineano una natura più permanente e profonda.

I sintomi depressivi più frequenti sono:

  • Insonnia (difficoltà ad addormentarsi o a riaddormentarsi, bisogno di sonno costante)
  • Mancanza di equilibrio a tavola: scarso o eccessivo appetito
  • Perdita di energia, stanchezza e spossatezza
  • Difficoltà di concentrazione, indecisione
  • Perdita di interesse in attività prima apprezzate
  • Diminuzione dell’attività sessuale
  • Instabilità emotiva
  • Umore basso e tristezza, costanti e sproporzionati
  • Apatia, assenza o forte diminuzione del carico emotivo
  • Percezione negativa di sé
  • Costante senso di colpa
  • Pensieri ricorrenti di morte o suicidio

Come superare la malinconia: la creatività della malinconia positiva

“Tutti i cambiamenti, anche i più attesi, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciano dietro di noi è parte di noi stessi, dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un’altra.”

Anatole France (scrittore e critico letterario, Premio Nobel per la letteratura nel 1921)

Il percorso terapeutico è senza dubbio uno strumento che ci permette di affrontare la malinconia, le nostre emozioni e il nostro io. L’ascolto e la comprensione di sé stessi aiuta a ritrovare fiducia e tono dell’umore, ci aiuta a ritrovare consapevolezza ed energie per affrontare la sofferenza con nuovo spirito.

Capire la malinconia è il primo passo per coglierne la sua natura più profonda.

Per superarla è necessario prima di tutto ascoltare le nostre emozioni, comprenderle e successivamente agire-reagire.

Ritrovare stimolo e ambizione è una soluzione per uscire gradualmente dalla condizione di malinconia, magari abbandonandosi proprio ai pensieri che prima ci assillavano, e provando a tradurli in un linguaggio diverso.

L’arte, ad esempio, nel corso della storia si è servita spesso della tristezza, della depressione e della malinconia per indagare stati d’animo viceversa non raggiungibili.

Incanalare, dunque, le nostre emozioni nella creatività dell’arte, in attività sportive o comunicative ci permette di ritrovare ambizione e senso: in poche parole uno scopo.

Il cambiamento, dopotutto, nasce proprio da una crisi: ogni situazione difficile ci spinge a riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda. Ciò che decidiamo di lasciarci alle spalle ci libera di un peso gravoso e diventa nuova spinta per affrontare con leggerezza e positività ciò che ci attende davanti.

Anna Rossoni

Dott.ssa Anna Rossoni laureata in Psicologia presso Università di Padova, specializzata in medicina Psicosomatica presso Università di Padova.

Iscritta all’albo degli Psicologi del Veneto n.3953 sezione A.

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