I pensieri ossessivi: introduzione
I pensieri ossessivi possono condizionare così tanto il nostro umore?
Questo è il loro effetto su una delle citazioni più note della storia antica.
Penso quindi…sto male.
Se questa frase dovesse per caso giungere all’orecchio del filosofo e matematico francese Cartesio, sicuramente risponderebbe di sì!
Perché effettivamente, ciò che ci distingue dagli animali è proprio l’attività del pensiero, la nostra capacità critica e razionale.
Si tratta di un dono e una capacità frutto di secoli di evoluzione che ci ha permesso di toccare la luna o di osservare gli atomi che compongono il nostro corpo, ma altrettanto di studiare il funzionamento della nostra mente.
A volte, però, il pensiero cede il passo all’intrusività dei cosiddetti pensieri ossessivi e rinuncia alla razionalità che la caratterizza, trasformandosi in ansia e preoccupazione continua.
Ci tengo a dirtelo subito: i pensieri ossessivi passano.
E in questo articolo hai la possibilità di scoprire come puoi fare per liberartene.
Pensieri ossessivi: cosa sono?
I pensieri ossessivi, anche detti intrusivi, sono pensieri ripetitivi e involontari che si focalizzano su ansie, paure e preoccupazioni provocando ulteriore disagio soggettivo. La loro ossessività, che può diventare incontrollata, consuma le nostre energie mentali distogliendole dal momento presente che stiamo vivendo.
Ecco perché questi pensieri influenzano così negativamente anche i nostri comportamenti.
Il nostro cervello è sempre vigile al pericolo per la salute del nostro organismo.
Dalla necessità di controllare eventuali situazioni da affrontare, e per evolversi costantemente verso una condizione migliore, il cervello attiva costantemente nuove connessioni per preparare la persona, per esempio, proprio ad un possibile pericolo.
Queste “prove” stimolano reazioni , anche emotive, che a loro volta determinano nuovi comportamenti finalizzati a gestire la paura e risolvere la situazione immaginata, come fosse reale.
I pensieri ossessivi si sviluppano proprio da meccanismi come questo, sfuggendo però al controllo razionale.
Responsabili dei pensieri ossessivi sono ansia e stress che si materializzano in previsioni mentali ripetute senza alcun controllo.
Più la ripetizione avviene e più risulta difficile da interrompere, caricando di realtà un pensiero che nasce come suggestione, come ipotesi eccessiva e come paura di un possibile scenario appunto immaginario.
Sono, infatti, spesso legati a paure o preoccupazioni preesistenti e la presenza del pensiero stesso può provocare ulteriore ansia e ulteriori ossessioni.
Riconoscere i pensieri ossessivi: il trucco del “se”
Solitamente, se facciamo attenzione a ciò che li genera, sarà facile notare che sono spesso introdotti dalla formula “E SE…”
Domandarsi “E se succedesse questo…” è già un pensiero intrusivo perché ci fa preoccupare per qualcosa che non è nemmeno detto che debba accadere, portandoci ad attivare comportamenti correttivi o preventivi.
Nel cercare di riconoscere i pensieri ossessivi si può comunque essere portati a confonderli con altri tipi di pensieri disfunzionali come le ruminazioni, i rimuginii o le fissazioni.
Distinguere ossessioni negative e positive: le ruminazioni
Le ruminazioni, a differenza delle ossessioni che riguardano situazioni presenti o future, si focalizzano sul passato e sono pensieri continui che analizzano ciò che è accaduto.
Il termine deriva dall’azione del ruminare, ovvero la masticazione ripetuta dello stesso alimento da parte di mammiferi erbivori come le mucche.
Distinguere ossessioni negative e positive: i rimuginii
Il rimuginio mentale è quando una persona si concentra su azioni future che ritiene pericolose, cercando di prevenirle e controllarle in anticipo.
Distinguere ossessioni negative e positive: le fissazioni
Ciò che distingue le fissazioni dalle ossessioni è la natura anche piacevole delle prime.
Le fissazioni spesso collegate a comportamenti più o meno consapevoli, ai quali però la persona può rinunciare.
Le fissazioni si concentrano verticalmente su un’attività specifica: una passione, un hobby o uno sport.
Di solito, le fissazioni non sono considerate patologiche, fintanto che i pensieri continui e l’energia dedicata ad una sola direzione non impediscono alla persona di dedicarsi ad altri aspetti della vita, come il lavoro e la famiglia, diventando così invalidanti e compulsivi.
Come NON far passare i pensieri ossessivi
Le conseguenze dei pensieri ossessivi
Una cosa che spesso possono avere in comune i pensieri intrusivi sono le conseguenze messe in atto dall’ossessivo nel tentativo di controllarli e liberarsene.
Sono le cosiddette compulsioni: rituali che il soggetto compie in modo automatico per prevenire i pensieri intrusivi.
Un esempio.
Una persona con la fobia dei germi (ossessione) reagisce lavandosi ripetutamente (compulsione), così come chi ha l’ansia di dimenticare il gas accesso (ossessione) controlla i fornelli ripetutamente, a volte anche con rituali numerati (compulsione).
Come abbiamo visto prima, questi meccanismi di controllo sono risposte all’ansia che genera le ossessioni.
Se non affrontati, i pensieri ossessivi possono dunque portare a diagnosi di DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo).
Ci sono, però, diversi tipi di pensieri in una varietà di disturbi d’ansia che non per forza sono causa di tale diagnosi.
Ciò che distingue i pensieri ossessivi dai DOC è l’interferenza con la vita quotidiana.
Il soggetto che soffre di DOC, infatti, mette in atto comportamenti compulsivi per tenere sotto controllo i propri disturbi.
Chi soffre di disturbi ossessivo-compulsivi solitamente tiene nascoste le proprie paure e nasconde i meccanismi di difesa che adotta perché, consapevole della loro assurdità, ne prova vergogna.
A differenza dei pensieri ossessivi, le compulsioni sono comportamenti ripetitivi e volontariamente seguiti per alleviare l’ansia.
Nonostante, poi, col tempo possano diventare automatismi, spesso è proprio la fatica che il continuo controllo comporta, a convincere la persona di aver bisogno di aiuto.
I disturbi ossessivo-compulsivi possono dunque essere causati da pensieri ossessivi, e non il contrario.
Le cause dei pensieri ossessivi
Spesso, le persone possono sperimentare ossessioni e pensieri ossessivi a causa di un periodo di stress prolungato. Questa condizione può interferire con la normale routine e, col tempo, svilupparsi in un disturbo ossessivo-compulsivo vero e proprio.
È naturale avere dubbi, incertezze e paura in certi momenti della vita, ma è altrettanto importante affrontare questi problemi in modo razionale per evitare che si trasformino in ossessioni, con tutte le conseguenze negative che ne possono derivare.
Il pensiero patologico si verifica quando iniziamo a credere acriticamente a tutto ciò a cui pensiamo, senza metterlo in discussione.
Le cause, dunque, sono da imputare ad ansie e preoccupazioni magari non affrontate, unite ad un periodo particolarmente delicato che ci rende più vulnerabili e allo stesso tempo meno capaci di affrontarle con razionalità.
Pensieri ossessivi e ansia
Accanto a paure e timori personali, alcuni veri e propri disturbi d’ansia possono altrettanto portare a sviluppare ossessioni.
La causa, in questo caso, potrebbe essere la paura riposta in ciò che i disturbi hanno provocato in passato e che, dunque, potrebbero provocare in futuro.
Alcune somiglianze non bastano ad unire sotto un’unica categoria questi pensieri con quelli ossessivi, che si distinguono perché solitamente sviluppano comportamenti compulsivi.
In questo articolo siamo mossi dal desiderio di conoscerne la natura e le differenze, per comprendere come poterli gestire.
Non avvalerti però solamente di questo approfondimento, seppur completo.
Confrontati con il tuo psicoterapeuta: un percorso personale è infatti la tua opportunità per capire profondamente il senso dei tuoi sintomi accompagnato da uno specialista.
I disturbi d’ansia che possono provocare pensieri ossessivi
Ecco alcuni esempi di disturbi d’ansia che potrebbero diventare ossessioni:
Gli attacchi di panico sono intensi ed improvvisi attacchi d’ansia spesso accompagnati da difficoltà respiratorie, battito cardiaco accelerato e sudorazione. La sensazione di impotenza e lo stato di allerta in cui entra il soggetto, possono portare a sviluppare la paura ossessiva che un attacco di panico arrivi da un momento all’altro.
Quest’ansia preventiva si può manifestare con pensieri ricorrenti tanto da essere insopportabili e provocare ulteriore ansia.
- Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD)
Vivere un trauma può lasciare un ricordo indelebile nella memoria, anche emotiva.
Questa cicatrice può trasformarsi nella paura e convinzione che quello stesso evento traumatico si ripresenti.
- Fobie e Fobie Sociali
Quando la paura diventa irrazionale e persistente, prende il nome di fobia.
In questi casi, il pensiero ricorrente della fobia che più terrorizza il soggetto può portarlo a mettere in atto comportamenti ossessivi per tranquillizzarsi.
- Disturbo d’ansia generalizzato (GAD)
Il Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) non è legato ad una causa specifica: il soggetto che ne soffre può mostrare sintomi ansiosi anche per qualsiasi cosa. Assecondarli, dandogli una parvenza di aderenza alla realtà, può portare a vere ossessioni.
Classificazione dei pensieri ossessivi: le tipologie più comuni
Ecco le tipologie di pensieri ossessivi più comuni:
Ossessioni per il controllo
- Ossessioni per la pulizia, lo sporco e la contaminazione
Sono pensieri che nascono dal dubbio di poter essere entrati in contatto (anche indirettamente) con sostanze ritenute sporche, pericolose o dannose per noi o per ciò a cui teniamo.
Questa ossessione solitamente innesca compulsioni di lavaggio che il soggetto, per evitare, scongiura con veri e propri rituali e abitudini ricorrenti.
Questi, da un lato lo tranquillizzano, dall’altro gli portano via una gran quantità di energie fisiche e mentali, rendendolo schiavo.
- Ossessioni per l’ordine, la simmetria e la perfezione
Si tratta di pensieri ossessivi che costringono il soggetto a mantenere un rigoroso controllo dell’ordine nei propri spazi e non solo.
Questo non coinvolge soltanto un ordine visivo e funzionale degli oggetti, ma si manifesta nella continua ricerca di simmetria, criteri di posizione e organizzazione che, se alterati, potrebbero provocare disturbi anche emotivi.
- Ossessioni di danno
Questi pensieri nascono dalla paura di provocare danni di tipo materiale, economico o emotivo a sé o agli altri, o dagli altri a se stessi.
La continua ricerca di prevenire una simile eventualità porta a manie di controllo.
Ossessioni aggressive verso sé e gli altri
- Ossessioni violente
In questo caso il soggetto subisce incontrollati impulsi di far male o di commettere azioni violente nei confronti di persone vicine, amici, parenti o conoscenze care. A volte possono manifestarsi anche verso sconosciuti.
Questa tipologia di pensiero ossessivo può declinarsi in…
- Ossessioni autolesive
Si tratta di pensieri aggressivi, lesivi e violenti su sé stessi che, come per le ossessioni violente, sorgono contro la volontà del soggetto.
Ossessioni sessuali
- Ossessioni sull’identità di genere e sull’omosessualità
Questa tipologia di ossessione stimola nel soggetto eterosessuale il dubbio di poter essere un omosessuale mediante la visualizzazione di ricorrenti immagini a sfondo sessuale.
- Ossessioni sul tradimento
Il ripetersi di pensieri intrusivi circa la fedeltà del proprio partner porta il soggetto a sviluppare reali dubbi sul sentimento di quest’ultimo nei propri confronti, uniti a volte da una sempre maggiore convinzione di non meritarlo.
Anche in questo caso, questi pensieri possono declinarsi in…
- Ossessioni sulla relazione
Questa tipologia di ossessione porta piccole e umane riflessioni o manifestazioni di desiderio erotico rivolto a persone diverse dal proprio partner, verso un sentito dubbio circa l’amore provato per il compagno o la compagna.
Questi pensieri potrebbero confluire in una condizione riconosciuta e definita “DOC da relazione”, tanto da limitare il naturale esprimersi dell’amore proprio a causa dei pensieri ossessivi che lo soffocano.
- Ossessioni sessuali
Si tratta di impulsi erotici rivolti ad “oggetti” sessuali sconvenienti e innaturali.
Così come la possibilità di ripetuti pensieri “attivi”, le ossessioni sessuali possono essere causate dalla paura di subire tali aggressioni a carattere erotico.
- Ossessioni blasfeme
- Ossessioni legate a scaramanzia e superstizione
Queste ossessioni sono legate alla convinzione che, se non rispettati precisi comportamenti, possano verificarsi situazioni o eventi negativi.
Anche in questo caso la (apparente) forma di controllo si manifesta con la ripetizione compulsiva di gesti, rituali e formule.
Disturbi ossessivi passano: ma come liberarsene?
Come far passare i pensieri ossessivi con la terapia
Devi sapere che non basta attendere passivamente che da un momento all’altro i tuoi pensieri spariscano.
Per liberarsi dei pensieri ossessivi il percorso da compiere è prima di tutto personale, dunque i consigli che ti propongo potrebbero funzionare anche in breve tempo, oppure non avere effetto nell’immediato.
In questo caso, un percorso psicoterapico guidato da uno specialista, ti permetterà non solo di conoscere il senso dei tuoi pensieri, ma ti aiuterà a gestirli per dedicare tutti i tuoi sforzi al ben-essere che meriti.
- Accettali
Nonostante possa sembrare l’ultima cosa da fare, è la prima!
L’incontrollabilità e l’ossessività dei pensieri, se evitati o soppressi, si fa semplicemente più incessante.
Accettare la presenza di un disagio è il primo passo per prenderne consapevolezza e muoversi nella direzione della sua conoscenza, interpretazione e infine risoluzione.
Per tornare alla metafora iniziale: accetta il fatto di essere in mezzo ad un mare in tempesta e, anziché farti prendere dal panico, osserva il vortice della corrente con distacco e razionalità.
- Rimandali
Una volta accettati i pensieri, rimandali ad un secondo momento.
Si tratta di una tecnica semplice che permette di non rispondere impulsivamente e irrazionalmente, ma “ingannare” la mente per alleggerire l’intensità dei pensieri e affrontarli con un “ci penso dopo”.
- Programmali
Programmare un momento preciso da dedicare ai pensieri ossessivi è un modo per non lasciarsi possedere dalle ossessioni. Prima rimandali, poi raccoglili in un piccolo contenitore prefissato durante la giornata, per limitare i momenti negativi e non condizionare il resto del tuo tempo.
- Limitali
Può costare fatica, ma impara a limitare l’intensità delle ossessioni, bloccando i pensieri con fermezza.
Alle volte un “Basta!” detto a voce alta può darti l’energia per rimandare un disagio o dimezzarne il peso.
- Rilassati
Trai energia ed equilibrio mentale dalla respirazione profonda, dalla meditazione e dal mindfulness: queste tecniche per alcuni potrebbero rivelarsi degli alleati in grado di affrontare con più controllo l’ansia e le ossessioni.
Se hai la sensazione che questi consigli da soli non bastino per aiutarti a gestire in autonomia dei pensieri troppo pesanti o ripetitivi, il consiglio più valido che posso darti è di rivolgerti ad uno psicoterapeuta.
Un percorso di psicoterapia è ciò che più ti aiuterà a rompere gli automatismi che cerchi di contrastare.
Eliminare del tutto un’ossessione è davvero difficile, soprattutto se ti affidi soltanto ai tuoi sforzi senza prima aver compreso davvero la causa alla base del loro sorgere.
Il rischio di una scelta simile, seppur meritevole, è una grande perdita di energia, tristezza e incapacità di godere della vita, con la possibilità di avere primi incontri con dinamiche depressive.
Mi piace vedere un percorso terapeutico come la piccola spinta che fa la differenza nel rompere le abitudini a cui facciamo fatica a sottrarci, per tornare a pensare alla vita!
Perché dopotutto Cartesio aveva ragione…
Penso quindi…sono!
2 risposte
Come definire quel disturbo che si manifesta come spiacevole coazione all’associazione tra una parola detta e la persona che te la ripete, magari perché l’ha colpita? mi pare di soffrire la ripetizione, quasi che io sia costretto a soffermarmi su un vocabolo, insozzato per così dire dalla bocca profanatrice indegna di pronunciarlo (ciò mi capita ogni qual volta io reputi l’interlocutore non all’altezza). Il “e se?” si traduce nella convinzione che, una volta che mi sia stato fatto notare come la parola “comatoso” da me usata fosse giudicata pregnante, io non sia più libero di usarla in seguito SENZA poterla associare alla predetta osservazione.
Luca leggo parole che esprimono un “sentire” molto forte. Risponderle con un messaggio non lo sarebbe altrettanto. Le lascio il mio contatto per poterne parlare a voce qualora lo desiderasse. +39 335 8137913