Coraggio in psicologia

Anna Rossoni

il coraggio in psicologia

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Indice

Coraggio in psicologia: quando avere il coraggio significa rischiare

Rischiare come possibilità di sbagliare o opportunità per imparare?

La vita è un destino di scelte e ogni decisione porta con sé un rischio. Avere coraggio in psicologia significa vedere il rischio come opportunità per imparare, crescere e migliorare.

Il rischio è soltanto una possibilità di sbagliare, un errore annunciato, oppure è un’opportunità per imparare, crescere e migliorare?

Cos’è il coraggio in psicologia?

Immagina il famoso bicchiere mezzo pieno. Il rischio, in fondo, non è altro che l’acqua che lo riempie: se, osservandolo, si nota maggiormente la metà ancora da riempire, prevarrà la paura di sbagliare, l’errore, se invece si vede il calice pieno per metà, sarà predominante l’opportunità di avere successo, di aver scommesso giusto, oppure semplicemente di imparare una lezione importante. Ora tocca a te:

Da che parte stai? Tendi a vedere la parte vuota o quella piena? Come vivi i momenti nei quali le certezze vengono meno, lasciando spazio ad un possibile successo o fallimento? Preferisci apprezzare la prevedibilità dei risultati sicuri o rischiare di avere successo?

Il rischio

Innanzitutto facciamo chiarezza: il rischio è un concetto probabilistico. È la probabilità che un dato evento possa avverarsi e con sé provocare un danno alle persone. Automaticamente, nella vita di tutti i giorni, cerchiamo di arginare gli scenari che potrebbero ostacolarci, agendo secondo schemi ripetuti dei quali conosciamo con buona approssimazione i risultati e le conseguenze. Insomma, ogni mattina ci alziamo ed evitiamo il cambiamento. E lo evitiamo perché ciò che varia necessariamente porta con sé il diverso, l’inaspettato, l’impreparato, dal quale, non conoscendo l’entità, cerchiamo di sottrarci volentieri.

L’approccio alla paura dell’inconoscibile è una conseguenza personale e psicologica di come affrontiamo ciò che ci spaventa. Se da un lato, infatti, risulta meno dispendioso in termini di energia e fatica accontentarsi di una situazione stabile e certa, dall’altro spesso, accettando positivamente il rischio, l’unico vero rischio che si corre è avere successo, o imparare una lezione nuova. La paura svolge dunque un ruolo fondamentale perché condiziona le nostre azioni: ci porta a calcolare meticolosamente le conseguenze e, permettendole di sovrastare il coraggio, limiterà la nostra capacità di esposizione, spegnerà lo slancio all’apertura e la predisposizione al possibile, lo sguardo fiducioso che rivolgiamo verso l’esterno. Se, al contrario, prendiamo coscienza della paura, comunichiamo con consapevolezza ma altrettanto coraggio e voglia di comprenderla, allora non sarà più un limite da superare ma una grande opportunità.

Il cambiamento

In questi ultimi anni il cambiamento si è manifestato soprattutto nella socialità: siamo stati, purtroppo, costretti a ridimensionare le nostre abitudini e le nostre relazioni adeguandole ad una necessità sanitaria. Ora, con l’estate di fronte a noi, ci troviamo lanciati sulla pista da ballo, senza quella spinta positiva a scatenarci, quasi arrugginiti. Ci sentiamo catapultati fuori dalla nostra zona di comfort, nella quale cerchiamo di chiuderci per sfuggire all’incertezza del nuovo, dell’estraneo. Abbiamo perso il gusto delle esperienze nuove, la frizzantezza dell’ignoto e l’ebrezza per un rischio corso che ci ha regalato qualcosa di positivo.

Il bicchiere mezzo pieno può davvero insegnarci qualcosa. Il rischio è la ragione delle nostre insicurezze ma anche il mezzo per le nostre opportunità. Tendiamo maggiormente ad accontentarci del noto, del familiare, dunque restare nella nostra zona di comfort o abbracciamo le possibilità dell’ignoto? E se il rischio più grande che corriamo quotidianamente fosse proprio quello di, evitando di esporci, rinunciare alla felicità?

La psicologia del coraggio

Rischiare: ci vuole coraggio

E’ vero che se non cambiamo niente, avvertiremo senz’altro che i rischi saranno minori. Ed è vero anche che spesso preferiamo sopportare pur di non affrontare le possibili conseguenze negative del cambiamento, ma è altrettanto vero che, così facendo, dimentichiamo l’esistenza delle possibili conseguenze positive che l’esperienza può regalarci. Come fare per avere il coraggio di mettersi in gioco?

Per prima cosa è necessario riflettere sull’importanza e il valore che attribuiamo ai nostri obiettivi, ai sogni e a ciò che speriamo di raggiungere. Dobbiamo mettere sulla bilancia la probabilità di sbagliare, di compiere alcuni errori contro la possibilità di avere successo, di vincere e ripagare gli sforzi. Ancora più importante è diventare consapevoli che spesso la felicità non è racchiusa nella meta, alla fine del percorso, ma è il percorso stesso. Vivere a pieno i nostri rischi, affrontare le difficoltà entusiasti e propositivi anima e colora la nostra vita che altrimenti sarebbe rinchiusa sí nella nostra zona di comfort, ma limitata da scenari fissi e prevedibili, sicuri. 

La lezione più importante però ce la insegna l’apprendimento: il bicchiere mezzo pieno, in realtà, non è altro che vedere il rischio come un errore dal quale eventualmente imparare qualcosa di nuovo. L’approccio vincente nasce quando ci rendiamo conto che, abbandonando la zona sicura ed esponendoci all’ignoto, possiamo solamente vincere o imparare qualcosa. Sperimentare dagli errori per non compierli nuovamente, sbloccare conseguenze che viceversa non avremmo potuto vivere. Se dunque lo scopo che muove ogni nostra decisione sarà l’apprendimento, le conseguenze potranno essere soltanto positive.

Infine è bene ricordare l’importanza di instaurare un dialogo sincero e consapevole con le nostre paure, comunicare apertamente con il rischio senza nasconderci o evitarlo, ma cercando di comprendere e ascoltare cosa cela più nel profondo. Solo così smettiamo di scappare e costruiamo un rapporto positivo e di crescita con noi stessi.

Perché in fondo il rischio non è altro che uno stato in perenne movimento, la vita che nel suo flusso ci informa, forma e trasforma, nell’ottica di imparare a crescere, dentro e fuori.

Anna Rossoni

Dott.ssa Anna Rossoni laureata in Psicologia presso Università di Padova, specializzata in medicina Psicosomatica presso Università di Padova.

Iscritta all’albo degli Psicologi del Veneto n.3953 sezione A.

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